Vittorio Ghidetti
Aveva partecipato alla Prima guerra mondiale ed era stato fatto prigioniero dagli austriaci. Al ritorno in Italia, nel 1919, Ghidetti era stato eletto segretario della Camera del Lavoro di Treviso e, nel 1921, segretario della Federazione cartai delle Tre Venezie. Militante comunista, è candidato nel 1924 alle elezioni politiche e nel 1926, dopo la promulgazione delle Leggi eccezionali fasciste è assegnato al confino. Quando ritorna, va a Torino e qui è arrestato. Il Tribunale speciale lo condanna nel 1927 a 11 anni e 3 mesi, da scontare nel carcere di Portolongone, per l’accusa di essere l’organizzatore dei “quadri comunisti di Soccorso Rosso”. Liberato per amnistia dopo 5 anni di prigione, Ghidetti nel 1934 è costretto al confino a Ponza e alle isole Tremiti. Dopo l’8 settembre 1943 eccolo a Treviso dove entra nella Resistenza come membro di quel CLN e poi del CLN regionale veneto. È il 1944 quando le SS tedesche lo catturano e lo traducono nel campo di Bolzano. Di qui lo trasferiscono a Merano con destinazione Mauthausen. Ma a Merano Ghidetti contrae il tifo e non può essere deportato. Per la stessa ragione a Treviso, città della quale è stato nominato sindaco dal CLN, lo sostituirà il comunista Dal Pozzo. Vittorio Ghidetti potrà comunque partecipare all’insurrezione come dirigente del CLN dell’Alto Adige. Eletto dopo la Liberazione sindaco di Treviso, rappresenterà il PCI alla Costituente e nel 1948 sarà nominato, di diritto, al Senato della Repubblica. Trasferitosi a Roma nel 1960, il parlamentare comunista vi morirà 12 anni dopo.