Domenico Lanza
Lavorava come libero professionista allorché, nel 1940, era stato richiamato e mandato, come capitano di complemento, sul fronte occidentale. Era poi stato, col 41° Reggimento di fanteria "Modena", in Dalmazia e nel Montenegro. Al momento dell'armistizio, Domenico Lanza si trovava in Italia, al deposito del 21° Reggimento fanteria. Riuscì a non farsi catturare dai tedeschi e ad unirsi ai resistenti piemontesi. Divenne presto il leggendario "comandante Mingo". Cadde al comando della Brigata GL "Michele Bonaria", con altri otto suoi partigiani, in uno scontro con i tedeschi ad Olbicella. Nella motivazione della medaglia alla memoria si ricorda che Domenico Lanza "si distingueva nel corso della lotta di liberazione per alte capacità organizzative, valore di combattente, capacità di animatore e di capo. Uso ad agire con estremo ardimento, attaccava la testa di una colonna motocarrata tedesca, incendiandone il primo autocarro con lancio di bombe a mano. Ferito a morte dalla violenta reazione di fuoco, trovava ancora la forza per impugnare la sua pistola ed uccidere due nemici prima di esalare l'ultimo respiro. Questa estrema, coraggiosa decisione si imponeva all'ammirazione degli stessi tedeschi che rispettavano ed anzi trasportavano e componevano il corpo del caduto". La salma di "Mingo" fu, infatti, subito composta e trasportata alla piccola chiesa di Piancastagna di Ponzone (AL). Qui è poi sorto il Sacrario che ricorda personaggi ed episodi della Resistenza tra l'Acquese e l'Ovadese. Nell'ottobre del 2003, i resti del "comandante Mingo" sono stati definitivamente sistemati in un loculo sotto la fornella in bronzo, che sorge nel Sacrario.