Mario Mafai
Terminato il Liceo artistico e, respinto dall’Accademia romana di Belle Arti, con Gino Bonichi, in arte Scipione, aveva frequentato l’Accademia francese di Villa Medici. L’incontro a Parigi con Antonietta Raphael (una pittrice lituana dalla quale avrebbe avuto tre figlie, tra cui Miriam che a Roma avrebbe preso parte attiva alla Resistenza) e l’amicizia con Scipione, avrebbero portato i tre a costituire la corrente pittorica nota come “Scuola Romana”, caratterizzata da un fermo rifiuto del fascismo e dall’opposizione alle idee dell’arte novecentista. Come ebbe a scrivere Mario De Micheli, Mafai negli anni tra il 1940 e il 1944, per sfuggire alle leggi razziali si rifugiò a Genova, dove realizzò un ciclo di piccoli quadri “capolavoro di intensa espressività lirica e satirica ad un tempo, una specie di danza macabra, di orgia sanguinaria e grottesca del fascismo, dei suoi gerarchi, dei suoi sicari”. Dopo questi interventi-testimonianza della lotta antifascista, nel dopoguerra Mafai affrontò i temi della Roma più popolare, dichiarando esplicitamente la volontà del suo impegno sociale, ma senza impegnarsi direttamente in politica, come avrebbe invece fatto la figlia Miriam.