Sergio Minozzi
Sino all’8 settembre 1943 aveva prestato servizio militare a Udine come soldato di Fanteria. All’annuncio dell’armistizio aveva lasciato il suo reparto ed era riuscito a tornare a Bologna. Nell’ottobre era già con i partigiani. Addetto all’infermeria della Brigata Garibaldi “Bianconcini”, Minozzi partecipò ai combattimenti che tra il 10 e il 13 ottobre del 1944 avvennero nel Ravennate a Santa Maria di Purocielo, tra le valli del Sintria e del Lamone; allorché il comando, per sottrarsi alla pressione dei soldati della Wehrmacht, decise lo spostamento dei combattenti verso la Linea Gotica, dove a due ore di marcia, a Monte Brusca, erano attestati gli Alleati, il giovane partigiano bolognese volle restare a Cavina. In quella canonica erano infatti stati raccolti sette feriti intrasportabili e Minozzi, con il dottor Ferruccio Terzi, lo studente in medicina Renato Moretti e l’infermiera partigiana Laura Guazzaloca, decise che non poteva abbandonarli. Il 14 ottobre alla canonica arrivarono i soldati nazisti e catturarono tutti quanti vi trovarono. I tedeschi trasferirono all’Ospedale di Brisighella i partigiani feriti e coloro che li assistevano, lasciando loro salva la vita perché due soldati germanici, che erano stati catturati dai partigiani, testimoniarono del loro generoso comportamento. Ben diverso fu l’atteggiamento delle Brigate Nere di Faenza: saputo che a Brisighella erano trattenuti dei partigiani, si precipitarono all’ospedale, arrestarono i feriti e chi li assisteva ed eliminarono sul posto il medico austriaco Wilhelm, che intendeva far rispettare le decisioni, una volta tanto umanitarie, dei comandanti germanici. Trasportato a Bologna il gruppo dei feriti e i loro sanitari, i repubblichini trasferirono Laura Guazzaloca nel campo di Fossoli (dove l’infermiera fu quasi subito fucilata); Minozzi, il medico, lo studente e i feriti furono sottoposti per due giorni a pesanti interrogatori e sevizie e poi tutti eliminati al Poligono di tiro di Bologna.