Guerrino Nicoli
Appena concluse le scuole professionali, era stato assunto come operaio alle "Ferriere" della Fiat. Se ne allontanò subito dopo l'armistizio, per entrare in una delle prime formazioni partigiane. Il ragazzo divenne un po' la mascotte della 43a Divisione autonoma, che operava tra la Valle di Susa e la Valle Chisone e che, dopo il 26 giugno del 1944, sarebbe stata intitolata a Sergio De Vitis. Nicoli cadde per difendere il suo comandante di squadra, durante un attacco sfortunato che i partigiani della Brigata "C.Carli", comandata da Eugenio Fassino, condussero contro il presidio nazifascista di Avigliana, stanziato presso il Dinamitificio Nobel.
La motivazione della ricompensa al valore del ragazzo recita: "Giovane diciassettenne, animato da alto spirito di Patria e di libertà, non esitava a lasciare la casa paterna per prendere parte alla lotta contro i nazifascisti, segnalandosi in ogni circostanza per ardimento e coraggio notevoli e riportando ben due ferite in combattimento. Nel corso di un attacco ad un forte presidio avversario, cui partecipava con il consueto entusiasmo, visto cadere ferito il proprio comandante, non esita a lanciarsi addosso ad un ufficiale repubblichino che sta per finirlo e lo abbatte con un colpo di pistola, ma la pronta reazione di fuoco avversaria pose fine alla sua eroica e giovane vita tutta dedita ai più nobili ideali."
Al giovane partigiano è dedicata una Scuola media statale a Settimo Torinese; sulla sua vicenda Silvio Bertotto ha scritto un libro, edito dal Centro studi piemontesi, intitolato Il ragazzo al fulmicotone. Guerrino Nicoli, una storia partigiana.