Ottaviano Pieraccini
Dedito agli studi giuridici agli albori del fascismo, quando si trasferì a Milano per esercitarvi la professione di avvocato, la sua intransigenza morale ne fece un naturale avversario della dittatura. Nel 1942, proprio nel capoluogo lombardo, fu tra i promotori delle riunioni clandestine che, con la partecipazione, tra gli altri, di Roberto Veratti, Lucio Luzzatto, Corrado Bonfantini e Lelio Basso, diedero poi luogo alla fondazione del Movimento di Unità Proletaria. Dopo la morte di Veratti, fu Pieraccini a ereditarne le responsabilità e la presenza polìtica. «...Ovunque presente: nel Comitato di Liberazione dell'Alta Italia, nell'esecutivo del Partito, nella preparazione difficile e rischiosissima della stampa clandestina. Organizzatore e animatore dello sciopero del marzo, quello che rimarrà la più eroica manifestazione di forza e di volontà del proletariato italiano nel periodo del terrore nazifascista... » come si ebbe a leggere, nel febbraio del 1946, sul Corriere d'informazione. Una presenza che cessò il 1° marzo 1944, quando Pieraccini fu catturato a Milano, tradotto nel carcere di San Vittore e da qui a Fossoli, a Bolzano e infine in Germania, nel lager di Mauthausen, dove giunse il 7 agosto. Trasferito nel campo di eliminazione di Gusen, Ottaviano, per quanto gracile di costituzione, venne impiegato in una cava di pietra a trasportare massi. Alla fine di settembre si ammalò di polmonite; grazie all'assistenza dei compagni di prigionia riuscì a superare la crisi, ma in dicembre fu nuovamente costretto a un duro lavoro in un'officina. Qui le sue condizioni fisiche si aggravarono e nel marzo 1945, quasi agonizzante, fu riportato a Mauthausen, dove si spense pochi giorni dopo l'arrivo.