Stefano Porcù
Nato alle origini del fascismo e cresciuto col fascismo, subì l'intera trafila della disciplina scolastica di allora: balilla, avanguardista, premilitare. Studente, nel novembre del 1943 era stato chiamato alle armi. Ma, grazie all'educazione ricevuta dal padre (un antifascista, passato anche per i campi di concentramento nazisti), il giovane prese la strada dei monti vicini a Genova. "Nino" (questo il suo nome di copertura), si unì alla prima banda partigiana formatasi attorno a quello che, poi, sarebbe diventato il leggendario comandante "Bisagno". Nominato commissario del "Lupo", il primo distaccamento della "Cichero" (lo comandava "Scrivia", che sarebbe poi stato comandante di Divisione), Nino assolse soprattutto all'incarico di trasmettere, ai giovani volontari che entravano nella formazione, quel "rigore morale" che aveva caratterizzato l'impegno dei primi partigiani. Dopo la Liberazione, Stefano Porcù fu chiamato a fare il redattore dell'edizione genovese de l'Unità, allora diretta da Giovanni Serbandini. Giunto all'età della pensione, il vecchio commissario partigiano ha ripreso la sua attività di educatore, passando da un istituto scolastico all'altro per spiegare ai giovani che cos'è stata la Resistenza. Nel 2001, l'editore De Ferrari ha pubblicato il suo Nonno, chi erano i partigiani?, che si chiude con alcuni versi di Serbandini: "...questo abbiamo fatto/e questo resterà/luminoso come il sole/sulle foglie del monte".