Paolo Reti
Da giovane era stato un militante del Partito popolare. Dopo la caduta del fascismo Reti, che era occupato all'Ansaldo di Genova, si adoperò nella costituzione della Democrazia cristiana e, subito dopo l'8 settembre 1943, s'impegnò nella lotta clandestina. Militò, infatti, nell'Organizzazione Otto che, in Liguria, era impegnata ad aiutare i prigionieri Alleati a passare le linee, ad organizzare i "lanci" di armi alle nascenti formazioni partigiane e a passare informazioni agli Angloamericani.
Dopo aver contribuito alla organizzazione degli scioperi all'Ansaldo, Paolo Reti capì di essere stato individuato dalla polizia fascista e decise di trasferirsi con tutta la famiglia a Trieste. Qui divenne segretario del Comitato cittadino del "secondo CLN" di Trieste e poi, nel settembre del 1944, anche del "terzo", mantenendo in tale veste i contatti con il CLN Alta Italia. I frequenti viaggi a Milano dell'impiegato finirono per insospettire i fascisti che, quando riuscirono ad arrestare tutti i membri del "terzo CLN" di Trieste, nel febbraio del 1945 incarcerarono anche lui. Un intervento del vescovo di Trieste per salvarlo, non bastò per evitare la fucilazione di Reti il cui corpo, ai primi giorni di aprile, fu bruciato dai nazifascisti nella Risiera di San Sabba.
Per ricordare Paolo Reti, gli sono state intitolate strade a Trieste e a Genova.