Ettore Rosso
Ufficiale di complemento, al momento dell'armistizio era inquadrato - al comando di un plotone di guastatori dell'84° battaglione misto del Genio - nella Divisione corazzata "Ariete". Il 9 settembre 1943, Rosso fu incaricato di predisporre sulla via Cassia uno sbarramento minato, per impedire l'avanzata sulla Capitale della 3a Divisione tedesca "Panzergranadieren" che, dal Nord, puntava su Roma. Rosso e i suoi uomini avevano appena cominciato a sistemare le mine quando sopraggiunsero i reparti nemici. All'intimazione di lasciare libero il passo entro 15 minuti, il sottotenente, anziché ritirarsi, con l'aiuto di quattro genieri (Pietro Colombo, Augusto Zaccani, Gino Obici e Gelindo Trombini), che si erano offerti volontari, dispose gli autocarri carichi di mine attraverso la strada per bloccare il passaggio e, allorché i tedeschi cominciarono ad avvicinarsi, fece aprire il fuoco. Quando si rese conto che non avrebbe potuto fermare la colonna avanzante, fece saltare gli automezzi carichi d'esplosivo, sacrificandosi con i suoi genieri. La colonna tedesca subì perdite tanto gravi (pure il suo comandante saltò per aria), che fu costretta a ritirarsi, anche per l'intervento di altri reparti dell'"Ariete". Sul luogo della morte dei cinque genieri, a Monterosi è stato eretto un Sacrario che ne ricorda il sacrificio per la difesa di Roma. Nella motivazione della decorazione concessa ad Ettore Rosso si sottolinea che l'8 settembre, "senza sbandamenti morali o crisi di coscienza, sapeva distinguere immediatamente quale fosse il suo dovere".