Diana Sabbi
Cresciuta in una famiglia di antifascisti (molti dei suoi cari furono processati dal Tribunale speciale), nell’ottobre del 1943 era entrata in clandestinità. Nella primavera del 1944 Diana si era impegnata nell’attività contro i nazifascisti come gappista della 62ma Brigata “Camicie rosse Garibaldi” operativa nella valle dell’Idice. Quando la formazione si divise (una parte si era diretta verso Sud per congiungersi agli Alleati), Diana scese a Bologna ed entrò nella VII Brigata GAP Garibaldi “Gianni”.
La motivazione della Medaglia al valore, della quale è stata insignita dopo la Liberazione, ne descrive bene l’impegno: “Giovane e ardita partigiana dei Gruppi d’Azione di Bologna, impugnava le armi contro l’oppressore nazifascista, partecipando valorosamente a duri combattimenti di retroguardia. Incaricata di recapitare al Comando Alleato un importante documento della massima riservatezza, con virile decisione e coraggio, abbatteva a colpi di pistola due sentinelle tedesche che cercavano di sbarrarle il passo e proseguiva imperterrita fino al compimento della delicata e rischiosa missione. Non certo paga di tanto ardire, dava altre prove d’indomito spirito combattivo durante un ciclo di sanguinose azioni, da lei sostenute con le formazioni di montagna contro preponderanti forze nemiche (Casoni di Romagna, Monterenzio, Castel San Pietro e Castenaso). Rientrata a Bologna nelle giornate della riscossa restava in prima linea (Porta Lame) e al fianco dei suoi valorosi compagni, che ridettero la libertà al Capoluogo della Regione. Mirabile esempio di non comune audacia e di sprezzo del pericolo”.
Diana Sabbi è scomparsa proprio mentre, nel Sessantesimo della Liberazione, si apprestava a donare al Comune di Pianoro la Medaglia ottenuta per il suo impegno nella Resistenza. Dopo la Liberazione era stata lei la prima donna eletta nell’amministrazione comunale di Pianoro; nel 1951 era diventata dirigente sindacale della CGIL; nel 1956 fu eletta consigliera e assessore alla Provincia di Bologna; nello stesso periodo presiedette l’UDI di Bologna. Dal 1980 al 1988 si impegnò nel Sindacato dei pensionati. Dal 1990 in poi aveva dedicato ogni sua energia all’ANPI (di cui fu anche vice presidente provinciale), per tenere sempre vivi i valori di libertà e democrazia, per i quali aveva combattuto negli anni dell’oppressione nazifascista.