Walter Sacchetti
Nel 1935 era diventato membro del Partito comunista e nella clandestinità aveva iniziato l'impegno antifascista. Nell'aprile del 1939, durante una riunione in un cascinale di Codemondo (RE), Sacchetti era stato arrestato. Dopo otto mesi di reclusione, il Tribunale speciale lo aveva condannato a 12 anni di carcere. Non li scontò tutti per la caduta del fascismo e, dopo l'8 settembre 1943, prese parte alla Guerra di liberazione come partigiano e ufficiale di collegamento del Comando unico reggiano. Nel dopoguerra, segretario generale della Camera del Lavoro, guidò la lotta degli operai in difesa delle "Officine Meccaniche Italiane Reggiane", che nel 1951 si volevano smantellare "per colpire a morte - come scrisse l'organo socialdemocratico La Giustizia - il comunismo reggiano, lasciando il topo nella trappola della fabbrica occupata". L'occupazione si concluse invece dopo 368 giorni e gli operai, con alla testa Giuseppe Di Vittorio, lasciarono vittoriosi l'azienda, che si sarebbe da allora chiamata "OMI. Nuove Reggiane". Sacchetti era stato eletto nel 1948 deputato del PCI; rieletto nel 1953, divenne senatore nella III Legislatura repubblicana (1958-1963). Successivamente è stato presidente delle Cantine cooperative riunite di Reggio Emilia (durante la sua gestione riuscì a commercializzare negli Stati Uniti il "lambrusco in lattina"), e ha presieduto anche la squadra di calcio "Reggiana", promossa nel 1992 in Serie A.