Everardo Ferruccio Scaramuzza
Nato nella frazione mestrina di Zelarino, Everardo Scaramuzza lavorava come tornitore alla Breda di Marghera, la fabbrica della zona in cui si concentrava il più alto numero di operai antifascisti. Entrò a far parte del gruppo di resistenti coi quali Erminio Ferretto diede vita alla Brigata che poi prese il suo nome. Everardo, alias “Macario”, operò sempre in pianura con azioni di sabotaggio, raccolta fondi e trasporto di armi.
Il 18 novembre ’44 fu catturato a Zero Branco dai militi della brigata nera “Cavallin” di Treviso, nel corso di una riunione clandestina alla quale partecipavano, tra gli altri, Marcello Serrantoni “Marco”, Diomiro Munaretto “Danton”, Umberto Zia e tre prigionieri inglesi. Il gruppo era stato tradito da un compagno che, preso dai fascisti, aveva collaborato causando numerosi altri arresti.
In quell’occasione, solo Munaretto riuscì a darsi alla fuga, mentre Scaramuzza e Zia furono rinchiusi nel carcere di Treviso. Nella notte di Capodanno del 1945 Everardo Scaramuzza venne fucilato e il suo corpo gettato nelle acque del fiume Sile. Quando il cadavere fu rinvenuto portava i segni evidenti delle torture feroci per le quali i fascisti della “Cavallin” erano tristemente noti.