Angelo Zanettin
Partigiano combattente della Brigata "Paoli" della Divisione "Sabatucci", Zanettin era stato catturato dai brigatisti neri alla vigilia della Liberazione. Per estorcergli i nomi degli autori di un attentato al ponte ferroviario sul Sile, i fascisti sottoposero il giovane contadino a tre giorni di maltrattamenti e, visti inutili i tentativi di farlo parlare, lo fucilarono presso il locale edificio scolastico.
Sul luogo (recentemente demolito per far posto ad un complesso residenziale), i familiari del martire e il CLN fecero apporre, subito dopo la Liberazione, una lapide per eternare la memoria di Angelo Zanettin.
Il 4 ottobre del 1945, sette fascisti repubblichini erano comparsi di fronte alla Corte straordinaria d'Assise di Venezia. Accusati di partecipazione "... ad arresti e rastrellamenti, durante l'ultimo dei quali vennero seviziati e uccisi vari patrioti" (tra cui Zanettin, NdR) e di concorso "all'incendio di case e ruberie e rapine", gli imputati furono condannati uno all'ergastolo e sei a 30 anni di reclusione. Pochi mesi dopo, furono tutti amnistiati e rimessi in libertà.