Arturo Zanoni
Dirigente dei ferrovieri veronesi fu, nel Primo dopoguerra, un comunista molto attivo nelle lotte sindacali e contro il fascismo. Per questo Zanoni, nel luglio del 1923, fu licenziato dalle FF.SS. Emigrato a Buenos Aires, trovò lavoro nelle Ferrovie argentine. Anche oltreoceano s'impegnò, come dirigente comunista, nell'attività sindacale e nell'organizzazione del "Soccorso Rosso" internazionale.
Per dieci anni restò in Argentina, poi (dopo ripetuti arresti e carcerazioni) fu espulso da quel Paese, con la famigliola che aveva formato.
Arrivati in Spagna gli Zanoni si stabilirono a Madrid, dove Arturo, proseguendo la sua attività politica, finì, nel 1934, per essere arrestato. Due anni dopo, allo scoppio dell'insurrezione franchista, fu tra i primi difensori della capitale aggredita dai falangisti. Trasferitosi sul fronte di Aragona, Zanoni fu, nel 1937, nominato comandante della Brigata Garibaldi, in sostituzione di Randolfo Pacciardi ferito in combattimento. Alla fine del 1938 eccolo in Francia con la famiglia, che fu con lui internata.
Consegnato ai tedeschi dalle autorità collaborazioniste francesi, Zanoni è deportato a Dachau. Sopravvive alle durezze del lager e, nel 1946, torna in Italia. Iscritto al PSI, l'anno dopo passa al PSDI e, sino ai suoi ultimi anni, svolge attività sindacale nell'organizzazione dei ferrovieri, con i quali aveva iniziato il suo impegno.