Gilberto Malvestuto
Gilberto Malvestuto, Ufficiale al merito della Repubblica italiana e partigiano combattente, è stato insignito anche della Croce di guerra al Valor Militare per la sua condotta nella guerra di Liberazione, suggellata dall’ingresso a Bologna all’alba del 21 aprile 1945 tra i soldati Alleati. Uomo libero sempre, la sua prima ribellione contro l’ammaestramento del pensiero imposto dal fascismo nasce tra i banchi dell’Istituto magistrale, che frequenta accanto all’amatissima Leda Comitis, sua futura compagna, di una nota famiglia antifascista di Sulmona. La comunanza affettiva e di ideali lasciano un segno indelebile nella sua formazione e lo muovono verso i valori dalla Resistenza.
L’8 settembre 1943 si trova a Montepulciano Scalo (SI) per il servizio di prima nomina col grado di Sottotenente. Interrotti i collegamenti e in assenza di ordini, rimane consegnato in caserma col suo Battaglione per sostenere un eventuale attacco della Wermacht che si accinge a occupare l’Italia centro-settentrionale. Solo attorno al 12-13 settembre arriva l’autorizzazione ad abbandonare il presidio. Con altri ufficiali rimasti “in attesa di disposizioni”, Malvestuto si mette in viaggio a piedi per l’Abruzzo e abbandonata l’uniforme riesce a raggiungere la sua città natale dove passa alla macchia i nove mesi successivi. Nel giugno 1944 la Banda dei Patrioti della Maiella valica il massiccio e dilaga nella vallata peligna mettendo fine all’occupazione nazifascista, Gilberto allora aderisce alla Resistenza. A 23 anni avrebbe potuto tornare a vivere liberamente, ma decide di combattere per la Liberazione del Nord, seguendo l’appello di Ettore Troilo al quale resterà legato da profonda stima reciproca. Raggiunta la “Maiella” a Recanati, Malvestuto è assegnato alla Compagnia Pesante Mista. Dalla fine di ottobre prende parte ai combattimenti in Emilia-Romagna per la Liberazione di Monte Castellaccio, Brisighella, Monte Mauro, Monte della Volpe, Monte della Siepe. Trascorre l’inverno ’44 tra i corsi dei fiumi Senio, Lamone e Indice, fino alla primavera che lo vede protagonista della Liberazione di Castel San Pietro alla testa della sezione Mitraglieri che, integrata da un plotone della 1ª Compagnia Fucilieri, libererà Bologna intanto insorta contro le forze nazifasciste.
Tra le pagine più dolorose del suo diario di guerra, dal titolo Sulle ali della Memoria: per non dimenticare, la perdita dei compagni Oscar Fuà, studente diciassettenne di Sulmona e suo portaordini, Caduto a Brisighella, e quella del magistrato e Capitano Mario Tradardi, avvenuta la mattina del 17 dicembre 1944 a Monte Mauro, di cui Malvestuto vorrà portare il feretro a spalla. Tra quelle più luminose, invece, la solidarietà della popolazione di Modigliana che ospita i maiellini la notte di Natale del 1944 e quella dei bolognesi con il festoso abbraccio al termine della lunga avanzata lungo la Via Emilia.
Il suo impegno è proseguito negli anni cambiando forma, profuso nell’ultima fase della sua vita nella testimonianza civile, soprattutto in veste di componente del Direttivo e poi Presidente dell’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea (IASRIC). “I nomi di battaglia non contavano nella Maiella – ha raccontato Gilberto a Gad Lerner nella lunga intervista rilasciata per la trasmissione Rai La scelta e per il Memoriale dell’ANPI Noi, partigiani – combattevamo a viso aperto”. Alla sua scomparsa, a quasi 102 anni, la camera ardente è stata allestita nella Sala Consiliare del Comune di Sulmona dove sono giunte centinaia di persone che lo hanno salutato intonando Bella ciao.
D.D.P.