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Pagliarulo: "I partigiani e le partigiane hanno combattuto per un’altra Italia, un’altra Europa, un altro mondo. È ancora la nostra lotta"

DI SEGUITO, IL TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI IL 25 APRILE IN PIAZZA DUOMO A MILANO:

 

Qualche giorno fa, a proposito del lutto nazionale per la scomparsa di Papa Francesco, un ministro di questo governo ha affermato che le manifestazioni del 25 aprile sono consentite con sobrietà. Sono consentite? Gentile ministro, forse non è chiaro un dettaglio. Le manifestazioni del 25 aprile non sono consentite. Le manifestazioni del 25 aprile sono state conquistate col sangue delle partigiane e dei partigiani, i partigiani delle Brigate Garibaldi, con i loro fazzoletti rossi, quelli di Giustizia e Libertà, con i fazzoletti verdi, i partigiani cattolici, con i fazzoletti bianchi. I colori della nostra bandiera, come è disegnata nell’articolo 12 della Costituzione, senza simboli sabaudi o fasci littori.. 
Ottant’anni fa il 25 aprile è stato conquistato, e quella conquista è stata rinnovata ogni anno, ogni 25 aprile. Ma perché il 25 aprile è un giorno di festa? Perché allora, certo, fu sconfitta la dittatura fascista e l’Italia fu libera; fu cacciato l’invasore nazista, e l’Italia fu liberata. Ma anche perché quel 25 aprile 1945 si festeggiava la fine della guerra, col suo carico di morti, distruzioni, violenze, paura. Si festeggiava l’avvento della democrazia e il ritorno della pace. Tre anni dopo si sanciva nella Costituzione antifascista che il fondamento della repubblica democratica è il lavoro e che l’Italia ripudia la guerra. Dopo ottant’anni è più che mai attuale il nostro impegno per la difesa e la  piena attuazione della Costituzione.
L’Italia, la Germania e il Giappone avevano dichiarato guerra al mondo. Sappiamo com’è finita. Certo, l’Italia pagò un prezzo. Ma niente a che vedere con la tragedia del Giappone e della Germania. Il Giappone fu annichilito da due bombe atomiche americane. La Germania fu smembrata. Se l’Italia fu risparmiata dalla catastrofe, questo fu grazie alla Resistenza, quella dei partigiani, quella delle donne, quella degli internati militari italiani in Germania, quella degli operai in sciopero, quella dei martiri di Cefalonia, quella dei militari italiani che risalirono la penisola con gli Alleati, quella dei carabinieri, degli agenti di polizia, dei finanzieri che si opposero all’occupazione.
Eppure ancora oggi qualcuno fugge dal 25 aprile dimenticando non solo lo squadrismo, il tribunale speciale, la dittatura, ma anche che l’Italia fascista era alleata, complice dello Stato nazista. Ricordo lo spettacolo spaventoso che apparve davanti all’Armata Rossa quando il 27 gennaio 1945 liberò il lager di Auschwitz. Noi, gli antifascisti, abbiamo una memoria formidabile, e non dimentichiamo niente, a cominciare dalla Shoah. Non dimentichiamo Primo Levi:
“Meditate che questo è stato:    
vi comando queste parole”. 
Non dimentichiamo il massacro degli oppositori politici, degli slavi, dei prigionieri di guerra sovietici. Non dimentichiamo lo sterminio del popolo romanì, rom, sinti, kale, manouches. Non dimentichiamo l’eccidio delle minoranze, degli ammalati, dei religiosi, degli omosessuali. 
Vedete, noi antifascisti non abbiamo soltanto pensieri lunghi. Abbiamo anche memoria lunga. E come non dimentichiamo gli eccidi di ieri, così non chiudiamo gli occhi davanti agli eccidi di oggi.
Sapete bene cosa successe a Milano il 25 aprile 1945. Il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia proclamò l’insurrezione generale, ordinò alle formazioni partigiane l’ultima offensiva, assunse tutti i poteri. 
Certo, dall’8 settembre 1943 era iniziata la Resistenza. A Milano avevano sede il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia e il Comando del Corpo Volontari della Libertà. Qui nascevano nel novembre del 1943 i Gruppi di Difesa della Donna. 
A Milano agiva il Fronte della Gioventù costituito da Eugenio Curiel che fu assassinato in piazzale Baracca il 24 febbraio 1945. A piazzale Loreto furono fucilati i 15 martiri.
A Milano operano fra il 43  e il 44 i Gappisti, protagonisti di decine e decine di azioni militari con Vittorio Bardini, Cesare Roda e Egisto Rubini e successivamente con Giovanni Pesce, il leggendario Visone, che aveva come ufficiale di collegamento Onorina Brambilla.
Ma – notate bene – le basi erano state poste nei vent’anni precedenti, nonostante la spietata repressione fascista. A Milano nel 1922 si stampava, sotto la direzione di Palmiro Togliatti, il settimanale Stato operaio. A Milano vennero aggrediti il disegnatore dell‘Avanti!, Giuseppe Scalarini, e il direttore de l’Unità Alfonso Leonetti. A Milano Ferruccio Parri, Riccardo Bauer e altri fecero uscire il giornale Il caffè. Qui Carlo Rosselli e Pietro Nenni fondarono la rivista Quarto Stato. Qui nacque la rivista Corrente alla quale parteciparono fra gli altri Raffaelino De Grada, Sergio Solmi, Vittorio Sereni, Giansiro Ferrata, Alfonso Gatto, Eugenio Curiel. Qui il 27 agosto 1943 venne fondato il Movimento federalista europeo. Milano e provincia furono protagonisti dei grandi scioperi del marzo 1943, e poi del 44 e infine degli scioperi insurrezionali.
Ecco perché si dice che Milano è stata la capitale della Resistenza.
Il ministro ha invitato alla sobrietà nelle manifestazione del 25 aprile. Francamente non capiamo. Sobrietà vuol dire misura, buon gusto. È il costume degli antifascisti. È la nostra festa del 25 aprile. Il 25 aprile non è halloween e neppure il carnevale di Rio. Festeggiamo la fine del fascismo, del nazismo e della guerra, e non vogliamo vedere mai più né il fascismo, né il nazismo, né la guerra. E’ la festa della democrazia, della libertà e dell’eguaglianza. E continueremo a lottare per la democrazia, la libertà e l’eguaglianza come facemmo, per esempio, nel 1960 contro il governo Tambroni.
La festa nazionale del 25 aprile è stata istituita attraverso la Legge 27 maggio 1949, n. 260. 
Ma… facciamo una festa in un giorno di lutto nazionale? Vedete, penso che Papa Francesco sarebbe stato il primo a volerlo, lui, così restio ai formalismi, così nemico della retorica e per questo così inviso a tanti conservatori e oscurantisti. Ed è bello ricordarlo proprio oggi, il 25 aprile, per la sua attenzione agli ultimi, perché nelle encicliche, nelle sue parole, nei comportamenti quotidiani, Francesco non si è mai stancato di disegnare un mondo di fratelli, di cura dell'altro, di promozione del dono, di tutela del bene comune, di ecologia della vita. Francesco ha denunciato la tragica assurdità della guerra e la precipitazione del mondo verso l'abisso del terzo conflitto mondiale a pezzi. 
Nel suo ultimo messaggio ai fedeli, proprio il giorno di Pasqua, ha affermato: “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo!”. Come non condividere queste parole? Come non accogliere questo appello? Il riarmo degli Stati nazionali è uno scandalo!
Sappiamo bene che viviamo un tempo sconvolgente, dove è tornata la guerra, la morte, la distruzione. Siamo vicini a tutte le vittime di questa follia, in particolare ai popoli martoriati dell’Ucraina e della Palestina. Vediamo nelle guerre la morte della pietà. 
Volente o nolente, siamo tutti imbarcati sulla nave dei folli. Non possiamo scendere, ma possiamo reclamare di cambiare rotta: fermiamo le guerre, orientiamo il timone verso la solidarietà fra popoli, verso il pianeta comune dei fratelli, verso l’isola della pietà. Questo è possibile se riprendiamo in mano l’arma della politica e respingiamo la politica delle armi. Questo è possibile se l’Europa e il mondo ricominciano a pensare in grande, dando vita a conferenze internazionali di pace e restituendo poteri e autorevolezza democratica alle Nazioni Unite.
Nessuna vittima di qualsiasi parte del mondo si senta esclusa. Ma consentitemi infine di dire una parola su quello che sta avvenendo a Gaza da un anno e mezzo; siamo inorriditi davanti ai massacri di civili da parte dell’esercito israeliano; siamo nauseati dal silenzio dell’occidente; siamo sgomenti davanti a chi si fa paladino dei diritti umani e gira la testa dall’altra parte; lo dico per tutte le guerre, ma lo dico in particolare per Gaza con i versi di un poeta palestinese, Mahmud Darwish:
Palestinesi sono i tuoi occhi,    
il tuo tatuaggio    
Palestinesi sono il tuo nome,    
i tuoi sogni    
i tuoi pensieri e il tuo fazzoletto.    
Palestinesi sono i tuoi piedi,    
la tua forma    
le tue parole e la tua voce.    
Palestinese vivi, palestinese morirai.    
I partigiani e le partigiane hanno combattuto per un’altra Italia, un’altra Europa, un altro mondo. È ancora la nostra lotta.
Viva il 25 aprile!
Viva la Resistenza!
Viva la Liberazione!
Viva l’Italia antifascista!

Gianfranco Pagliarulo