Orazione civile per la Resistenza
di Daniele Biacchessi, Ed. Promo Music, 2012, pp. 267, euro 14,00
“Orazione civile per la Resistenza” (Promo Music - Corvino Meda Editore) di Daniele Biacchessi propone un agile percorso nella memoria di un’illustre porzione di tempo del Paese, che ha tolto molto ai suoi abitanti - con una violenza e uno stravolgimento rozzo della sostanza della politica inauditi, il fascismo - e che allo stesso tempo ha fatto emergere uno straordinario cuore civile e una volontà decisa e decisiva di “risorgimento” incomparabili. Volontà di tornare ad avvertire il gusto della libertà, il desiderio di farne casa, vene, presente, “bene comune”, verrebbe da dire, connettendoci a sacrosante ragioni della contemporaneità. Scorrono in queste pagine nomi e belle vicende di lotta e sacrificio, che chiunque può trovare stampati nei libri o sui muri delle città, ma che ad ascoltarli davvero, fuor di rito o narrazione ferma, possono premere nelle coscienze a dire: nessuno può tenerti nell’angolo di uno sbiadito passaggio, passeggio nel tempo. Questo tempo, questo luogo sono tuoi e di tutti quelli come te. Partecipare è esistere.
Daniele, allora, porta in giro per l’Italia il suo racconto con un tenace piglio da fresco cantastorie della memoria che attira e tira verso promettentissime prospettive di rigenerazione. Scrive all’inizio del volume: “Dedico questo libro agli studenti che nei teatri e negli auditorium sono venuti in camerino a cercare da me spiegazioni, percorsi bibliografici e informatici… A quanti in silenzio hanno ascoltato le mie narrazioni”. Gli studenti, i ragazzi.
A loro principalmente l’autore rivolge la sua orazione, a loro che spesso avvertono una forte distanza da quel “capitolo della storia” utile per lo più a raggiungere un voto, possibilmente positivo, ad una interrogazione, o ad un esame. A condizione che un sensibilissimo insegnante abbia avuto la responsabile accortezza di approfondire quel “punto” del programma che nella maggior parte dei casi si traduce nei testi in una informativa: la guerra di liberazione, i partigiani, la Costituzione. E il tema decisivo dell’educazione viene sottolineato anche dal Presidente Nazionale dell’ANPI, Carlo Smuraglia, in un passaggio dell’interessante intervista che apre questo lavoro di Biacchessi: “C’è un gap da colmare, in questo campo, perché la scuola non ha svolto, oppure lo ha fatto in maniera insufficiente, uno dei suoi doveri fondamentali, ovvero quello di creare un effettivo senso di cittadinanza, una cultura della democrazia, basata anche sulla conoscenza reale, non deformata della nostra storia più recente”.
Basata sulla conoscenza reale, ecco un altro grande tema, una necessaria ossessione, verrebbe da dire, che attraversa l’Orazione. Biacchessi vuole mettere ordine nei fatti, illuminare il bene e il male, scardinare dunque tutto l’impianto mistificatorio di certo revisionismo: “Ci dicono spesso che bisogna voltare pagina, ma almeno bisogna leggerla. E allora leggiamola fino in fondo, senza perdere neppure una parola”, così ammonisce l’autore alla fine della sua introduzione.
E ad aiutarci in questo cammino nella comprensione e nell’azione, non mancano le testimonianze di illustri “resistenti” e, lasciatecelo dire, veri e propri padri e madri della patria. Biacchessi ne raccoglie alcune. Per tutte (Bocca, Foa, Vassalli, Traversa, Bocchetta, Maris) citiamo un passaggio di quella di Tina Anselmi: “Il valore più importante della Resistenza resta la partecipazione. Battersi perché questa libertà permanesse nel tempo, per le generazioni a venire, a futura memoria. Ognuno di noi scopriva che aveva qualcosa da dare e da portare lungo il cammino della liberazione. Perché non si dovesse mai tornare indietro verso lo scempio della vita umana. Volevamo la libertà per poterla vivere fino in fondo, per consolidarla, per consegnarla come garanzia ai giovani. Ai ragazzi dobbiamo raccontare la storia della Resistenza. E partiamo dalle lettere dei condannati a morte. Io dico sempre che davanti alla morte c’è la verità e la verità è che noi facevamo la guerra per ottenere la pace. Cito sempre quella scritta da Giacomo Ulivi: non pensate a me come un eroe, ci vuole meno a morire per un’idea che non vivere ogni giorno per quella idea. Questa frase vale ancora oggi”.
Pagine, insomma, quelle che compongono Orazione civile per la Resistenza, vergate di date e doti che cantano la memoria per segnare un profilo bello e civile del futuro. Pagine che sanno di urgenza e naturale tensione a concepirci tutti liberi ed eguali. Il sogno della Costituzione, nel segno della Resistenza. Di una storia italiana, di un’Italia, imprescindibili.
Andrea Liparoto
Responsabile comunicazione ANPI Nazionale