Storia della mia morte
Lauro de Bosis, Mancosu, 2002, pp.125, euro 10,33
Cinquant’anni orsono, la sera del 3 ottobre 1931, Lauro de Bosis, giovane generoso, con grande coraggio, compiva un’impresa che si sarebbe conclusa tragicamente, come lui stesso aveva presagito. Con la sola forza dell’ideale e della fede nella libertà, lanciava la sua sfida alla tirannide fascista, realizzando il suo audace volo propagandistico per risvegliare le coscienze degli italiani al culto di quei valori per i quali si erano immolate intere generazioni di patrioti.
"La “Storia della mia morte” di Lauro de Bosis resta un esemplare testamento spirituale per quanti si volgano a cercare, in momenti di crisi morale, un sicuro punto di riferimento nella lotta per la democrazia. Con questi sentimenti desidero esprimerLe, gentile Signora, il mio commosso ricordo e quello degli italiani tutti per la figura sempre viva di suo fratello Lauro. Sandro Pertini". (Telegramma inviato a Charis Cortese de Bosis)
Aprile 1943, tre mesi prima della caduta di Mussolini, “The Times Literary supplement” di Londra dedica un articolo agli eroi dell’aviazione mondiale, da Blériot ai piloti da caccia della battaglia d’Inghilterra. La rievocazione si conclude così: “Non tutta l’Italia ha dimenticato la libertà…Nell’attuale guerra d’idee, le frontiere nazionali esistono solo come distinzioni geografiche. Questa è una guerra civile e la RAF (Royal Air Force) in occasione del suo anniversario può annoverare nella sua ideale brigata internazionale…un nobile giovane poeta e aviatore italiano, Lauro de Bosis, uno dei primi della Resistenza alla minaccia contro l’Europa, che nell’ottobre 1931 partì dalla Francia in aereo per diffondere parole di libertà su Roma; e di cui nessuno seppe più nulla…Fintanto che la causa della libertà produrrà uomini di questa tempra che dedicano la loro fede e il loro coraggio contro l’incommensurabile malvagità dei tiranni, la liberazione della civiltà e il trionfo della pace sono garantiti. Essi non hanno bisogno dell’aureola della leggenda per far meditare gli uomini: il nudo resoconto delle loro gesta ispira le menti alla risoluzione”.
In piena guerra, dunque, il “Times Literary” include un italiano di un Paese nemico tra gli eroi dell’aviazione: caduto in difesa della libertà come, nell’autunno 1940, gli aviatori inglesi che, pur “così pochi”, affrontarono gli innumerevoli aerei di Hitler, demolitori di Coventry e di Londra.
Da segnalare che la polizia politica fascista, venuta a conoscenza di questo articolo, credendo che de Bosis fosse ancora vivo, diramò ordini riservati affinché fosse ricercato in patria o all’estero: “essendo egli probabilmente emigrato in Inghilterra e arruolatosi nella RAF”.
Nel 1930 Lauro (figlio del poeta Adolfo de Bosis) aveva creato “Alleanza Nazionale della Libertà”, che si proponeva di sensibilizzare l’opinione pubblica moderata, con l’invio di lettere circolari sui guasti prodotti dal regime: la soppressione delle libertà statutarie, il bavaglio posto alla stampa, il “delitto Matteotti” e il progressivo insorgere di una dittatura totalitaria, la prima del genere in Europa, dopo le leggi “fascistissime” del 1925/1929.
“Alleanza Nazionale” ebbe una vita breve, ma non improduttiva. Colleghi e amici di Lauro, nel sodalizio, vennero arrestati e processati nel dicembre 1930 dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato. Fra gli imputati di cospirazione vi era anche la madre di Lauro, Lillian Vernon de Bosis.
In quell’epoca, Lauro era in America e perciò fu l’unico a non essere processato. Fallita “Alleanza”, de Bosis decise di sfidare il regime con un gesto spettacolare, diretto a dimostrare la permanente validità della Resistenza liberale contro il fascismo. E fu il volo su Roma del 3 ottobre 1931, durante il quale disseminò 400.000 manifestini contenenti un monito e un appello al Re e al popolo italiano. Dal volo Lauro de Bosis non fece più ritorno.
Sulla sua fine si può fare una ragionevole ipotesi, quella di un errore di calcolo nel rifornimento dei serbatoi dell’aereo. Così, nel volo di rientro in Francia (da dove era decollato), a un certo punto dovrà essersi trovato senza benzina, inabissandosi in mare.
Prima di partire aveva lasciato un testamento spirituale, un lucido documento antifascista, nel quale – tra l’altro – è riportato: “…La mia morte non potrà che giovare al successo del volo…dopo aver sorvolato a quattromila metri la Corsica e l’isola di Montecristo, arriverò a Roma verso le 8 di sera, facendo gli ultimi chilometri a motore spento. Sebbene non abbia, per tutta esperienza, che sette ore e mezzo di volo, se cado non sarà per errore di pilotaggio…” (il testo, riproposto in queste pagine, fu pubblicato prima, nell’originale francese, dal quotidiano di Bruxelles “Le Soir”, nell’ottobre 1931, e poi sul “New York Times”).
Piero Calamandrei, nella commemorazione del ventennale del volo, ha posto in luce l’aspetto “risorgimentale” dell’azione di Lauro de Bosis e il suo legame tra la Resistenza al fascismo e la Guerra di Liberazione. Calamandrei ricorda che “chi primo lanciò il grido nel silenzio sconsolato furono gli uomini isolati ed esemplari che anche negli anni del buio seppero segnare la strada e mantenere la continuità tra il primo e il secondo Risorgimento. La Resistenza è stata possibile perché Cesare Battisti, eroe che ricongiunge due secoli, è stato impiccato; perché Matteotti è stato pugnalato; perché Amendola è stato abbattuto dai sicari e Gobetti stroncato a bastonate; perché i Rosselli sono stati assassinati; perché Gramsci è stato fatto morire in galera; perché Lauro de Bosis si è inabissato nella notte dopo aver assolto il suo voto. Sono essi i precursori della Resistenza; essi i fratelli di tutti i caduti dell’ultima guerra, di tutti i torturati dai tedeschi, di tutti i trucidati dai fascisti, di tutti gli scomparsi nei campi di deportazione”.
Il libro, a cura di Alessandro Cortese de Bosis, riporta anche: le testimonianze significative di Gaetano Salvemini, Luigi Sturzo e André Gide; la relazione di Giovanni Spadolini, nel cinquantenario del volo di Lauro de Bosis (3 ottobre 1981), e i testi più importanti delle lettere circolari di “Alleanza Nazionale”, indirizzati ai cittadini e al “Re d’Italia”.
Da aggiungere, infine, che il 3 ottobre 2011, il quotidiano francese “Le Soir”, che nel 1931 pubblicò integralmente il testamento spirituale di Lauro de Bosis, ha ricordato l’ottantesimo anniversario dell’impresa, celebrato anche dall’Università di Harward (USA), nella quale de Bosis, nel 1929, aveva tenuto un ciclo di lezioni.
di Mauro De Vincentiis