A un giovane italiano
di Carlo Azeglio Ciampi, Rizzoli, 2012, pp.149, euro 14,00
È un invito a “scuotere le coscienze” e a non rassegnarsi, rivolto alle nuove generazioni, come nel pamphlet “Indignez vous!” di un altro “grande vecchio”, Stéphane Hessel.
“Questo piccolo libro racconta del tentativo di scorgere un domani possibile. Il possibile domani di coloro che oggi si trovano a vivere quell’età che l’uomo adulto rimpiange quanto più se ne allontana”. I giovani di oggi, per la prima volta, si vedono privati della speranza di un futuro migliore. È questa la grande differenza rispetto a chi ha vissuto drammatiche esperienze come la guerra, l’8 settembre, la lotta di Liberazione, ma ha sempre confidato, nei momenti più neri, in una rinascita.
Di fronte alla crisi che stiamo attraversando, Carlo Azeglio Ciampi non intende offrire modelli da seguire né appellarsi all’esperienza, quella maschera “inespressiva e impenetrabile” indossata, secondo il giovane Walter Benjamin, dagli adulti. Per superare un crollo globale che ha messo a nudo responsabilità, limiti, contraddizioni della nostra società, la stella fissa, la bussola indicata da Ciampi “sono i principi di libertà, solidarietà, equità”, “il rispetto dovuto alla dignità di ogni uomo, indipendentemente dalla razza, dal colore della pelle, dalla religione professata; sono i valori alla base della civiltà occidentale”.
Su questi principi, così come sui concetti chiave di uguaglianza, merito, diritto all’istruzione, Ciampi invita a riflettere ogni “giovane italiano”, e tutti coloro che intendono operare per il bene comune: non si tratta di idee di cui i “vecchi” hanno l’esclusiva, ma di virtù civili che le generazioni devono trasmettersi, se vogliamo restituire un senso al nostro stare insieme.
Carlo Azeglio Ciampi (Livorno, 1920) è stato governatore della Banca d’Italia, presidente del Consiglio, ministro del Tesoro e del Bilancio, presidente della Repubblica dal 1999 al 2006 ed è attualmente senatore a vita. Tra i suoi libri ricordiamo: “Un metodo per governare” (1996) e “Da Livorno al Quirinale. Storia di un italiano” (scritto con Arrigo Levi, 2010).
Mauro De Vincentiis