Il tempo migliore della nostra vita
Antonio Scurati, Bompiani (2015), pag.264, Euro 18,90.
È un viaggio tra le pieghe della storia del Novecento in Italia. Il passato prende forma soprattutto attraverso le figure di Leone e Natalia Ginzburg, Cesare Pavese, Giulio Einaudi, ma anche alla luce della vita quotidiana dei nonni di Scurati, di suo padre e di sua madre.
Tra i tanti personaggi ricordati, però, spicca proprio la figura di Leone Ginzburg (1909-1944), docente di letteratura russa, che pronunciò con coraggio il suo “No” al giuramento di fedeltà al regime, rinunciando a una promettente carriera universitaria. Era il 1934. Tra i pochi ad opporsi fu il più giovane, patendo poi le tragiche conseguenze e morendo, dieci anni dopo, nel carcere romano di Regina Coeli.
È da qui che prende le mosse questo scritto, articolato su una serie di piani incrociati. Un libro di memorie, dunque, che vuole parlare al presente, come sottolinea Scurati: “Dove sono io in quella corrente? Questo ci chiediamo ogni volta che dal fondo delle nostre esistenze pacifiche pensiamo alle tragedie della storia. Cosa avrei fatto io al loro posto? Ecco il dilemma. Nessun’altro ha senso quando entriamo in risonanza con un tempo in cui uomini solitari dovettero e poterono dire “No” alla sanguinaria follia del secolo. Per me questa domanda si formula nella consapevolezza dell’abisso esistenziale che ci separa dagli uomini della Resistenza. Noi, venuti al mondo nel pacificato Occidente, apparteniamo al pezzetto d’umanità più agiato, sano e protetto che abbia mai calcato la faccia della terra. La nostra vita si consuma nel tempo della cronaca, si misura sul metro corto del giorno dopo giorno. Ricordare chi visse e combatté al tempo della Storia, significa non accomodarsi in questa pochezza opulenta”.