La Resistenza a scuola in 10 città
Un'esperienza importante in attuazione del protocollo d'intesa ANPI-MIUR: “Le dieci città”.
Giovedì scorso, a Roma, al Liceo intitolato ad un martire delle Fosse Ardeatine, Pilo Albertelli, abbiamo iniziato un percorso, assieme al MIUR, in virtù della Convenzione siglata lo scorso anno, di grande interesse e significato. È quello che abbiamo definito “le dieci città - dalla Resistenza alla cittadinanza attiva”. In sostanza, in dieci città, in altrettante scuole individuate dal MIUR, si terranno conversazioni, “lezioni”, confronti, sulla Resistenza e sui valori da essa espressi, compresa la partecipazione attiva. Le dieci città sono: Roma, Trieste, Torino, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari e Palermo. In ognuna di queste si parlerà, possibilmente anche con l'aiuto di testimonianze, di Resistenza ma anche di aspetti più specifici legati alle città (ad esempio, a Genova si parlerà anche della resa dei tedeschi ai partigiani; a Bologna della Resistenza delle donne, a Torino degli scioperi del 43-44, nelle città del sud della partecipazione del mezzogiorno alla Resistenza e così via).
I relatori saranno storici, anche dell'INSMLI, e le testimonianze saranno rese da partigiani ancora attivi. Il tutto dovrebbe svolgersi non tanto col carattere di “lezioni” quanto col tentativo di coinvolgimento degli studenti nella misura massima possibile, suscitando e provocando domande. Così infatti, è andata nella prima occasione, che era anche “di apertura”, al Liceo Albertelli di Roma, dove tutta l'iniziativa è stata illustrata e spiegata dal Presidente nazionale dell'ANPI e da un rappresentante del MIUR, mentre una vera e propria “lezione” sulla Resistenza è stata tenuta da Claudio Silingardi, Direttore generale dell'INSMLI. Il Presidente dell'ANPI ha reso poi la sua testimonianza diretta, spiegando le motivazioni che lo indussero alla scelta di partecipare alla Resistenza, in varie “forme” ed alla “formazione” ricevuta, appunto, nel
periodo che va dal 1943 al 1945; esperienza che è stata poi determinate per la scelta di impegno sociale e politico di tutta una vita. Numerose le domande delle ragazze e dei ragazzi, di cui un gruppo ha anche filmato la mattinata con l'intenzione di ricavarne una sorta di documentario. Insomma, l'avvio – con l'aiuto di alcuni professori, cui era stato affidato il ruolo di “referente” – è stato altamente positivo e significativo per l'ulteriore sviluppo dell'iniziativa nelle altre città (la prima “lezione” dopo questa, si terrà a Trieste e l'ultima a Palermo, a metà marzo).
Ho voluto segnalare questa iniziativa, perché la ritengo veramente importante; non perché io pensi che toccando dieci città ed altrettante scuole abbiamo risolto il problema della formazione storica ed alla cittadinanza attiva dei giovani, ma perché spero che essa costituisca un valido esempio ed uno stimolo per tutti, a proseguire su questa strada. Ci lamentiamo sempre della situazione attuale del Paese, della disinformazione, dell'indifferenza e della non partecipazione di molti; e sappiamo bene che è alla scuola che spetta il compito di fornire non solo nozioni, ma di fare “cultura” e di formare cittadini consapevoli ed attivi. E dunque è sulla scuola che bisogna concentrare gli sforzi perché essa riesca ad adempiere appieno alla sua funzione. Del resto, è lo stesso provvedimento di Riforma della scuola, peraltro, criticato da non pochi per altri aspetti, a segnalare tra gli obiettivi formativi prioritari i seguenti: “ sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica, attraverso la valorizzazione dell'educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze e il dialogo fra le culture, il sostegno dell'assunzione di responsabilità nonché
della solidarietà e della cura dei beni comuni e della consapevolezza dei diritti e dei doveri”.
Ed è proprio con questo intento che nel luglio dello scorso anno sottoscrivemmo con il MIUR un protocollo d'intesa, che andava nella citata direzione, che presuppone ovviamente la conoscenza delle pagine più importanti della storia del nostro Paese e dei valori che da esse sono emersi”. Naturalmente, a livello nazionale si possono fare solo alcune iniziative di questo tipo ed altre con valore anche simbolico e di stimolo. Ciò che più importa è che lo spirito di questa esperienza venga raccolto in tutta Itali, sperimentando e sviluppando tutto ciò che è realizzabile nella scuola e con la scuola per formare, per quanto possibile, quella “cittadinanza attiva”, che è fondamentale per la convivenza civile, per il rispetto delle leggi e delle persone e soprattutto per la partecipazione alla vita politica e sociale del Paese.
L'ANPI e il MIUR confidano che da questo esempio scaturiscano tante iniziative, in tante scuole di tutto il Paese, in modo che ne esca un contributo saliente allo sviluppo culturale e politico delle nuove generazioni, alle quali dobbiamo costantemente “insegnare” la via più importante, che è quella della partecipazione e della cittadinanza attiva. Il Protocollo a suo tempo sottoscritto, costituisce e deve costituire il miglior punto di riferimento affinché, ovunque, si faccia tutto ciò che è possibile per raggiungere gli obiettivi indicati, così come espresso, del resto, anche in una legge dello Stato, della quale – più sopra – ho riportato un brano estremamente significativo.
Carlo Smuraglia, presidente nazionale Anpi