La scuola che vorremmo
In una nota su ANPInews della settimana scorsa (n.162), facevo un primo riferimento al problema della scuola, anche in occasione di uno sciopero unitario su alcuni dei problemi sollevati dal progetto di riforma, in esame al Parlamento.
Della questione ci siamo poi occupati anche in Segreteria, scambiandoci opinioni e valutazioni, anche alla luce di quanto risulta dal documento conclusivo del 15° congresso nazionale, che al tema della scuola dedica una pagina molto importante, che vale qui la pena di riportare quasi integralmente, anche perché siano chiare a tutti le ragioni dell'impegno che l'ANPI deve assumere in questa delicatissima e complessa materia.
Nella visione costituzionale, la scuola pubblica, insieme al lavoro costituisce un valore essenziale, è un presidio fondamentale per rimuovere gli ostacoli alla realizzazione della persona umana (Art. 3 della Costituzione), per educare alla cittadinanza e per formare la coscienza civile delle nuove generazioni; coscienza che deve essere fondata sulla reintroduzione, in tutti gli ordini di scuola, dell'insegnamento della storia contemporanea, su una più strutturata e rigorosa conoscenza della storia dell'antifascismo e della Resistenza, fondativi della Carta costituzionale. La scuola pubblica, l'università, la ricerca, la cultura sono altresì un fattore essenziale dello sviluppo economico, sociale, civile e culturale del Paese, dalla loro qualità dipende il suo stesso futuro, soprattutto in una società globale in cui il principale fattore di diseguaglianza rischia di essere la conoscenza. […..]
Un Paese che investa nella ricerca e nella formazione è un Paese che prepara con decisione il proprio futuro secondo modelli equi e sostenibili, dando la priorità alla ricerca di base, medica e farmaceutica per le energie rinnovabili. Non dobbiamo dimenticare mai che il nostro futuro, la nostra vita e quella delle nostre famiglie dipende anche dall'impegno che metteremo nella tutela e nella salvaguardia dell'ambiente, oggi esposto a troppi attentati. È interesse della collettività garantire un ambiente il più possibile sicuro, prevenendo e combattendo i vecchi ed i nuovi rischi. Su questo terreno occorre adoperarsi per ottenere un nuovo e diverso impegno da parte delle istituzioni che ci governano.
Fin qui la parte essenziale del documento del congresso del 2011. Che cosa dobbiamo dire, oggi, di fronte ad un progetto di riforma della scuola che ha già suscitato proteste, contrasti e discussioni? Non entreremo certamente nel dettaglio, perché non è questo il nostro compito. E del resto, poiché è stata dichiarata da parte governativa una certa disponibilità ad eventuali modifiche nell'iter parlamentare, è conveniente non scendere nei particolari, indicando però con fermezza i punti della riforma che ci sembrano contrastare con quanto indicato, appunto, dal documento politico congressuale.
Li elenco rapidamente:
a. la sostanziale riduzione delle risorse destinate alla scuola, laddove esse dovrebbero essere incrementate;
b. il ricorso esplicito alle fonti di finanziamento privato, in sé discutibile ma ancor più da evitare ove esso si prospetti in termini tali da far prevedere una divisione fra scuole d'élite e scuole di minore importanza;
c. gli interventi previsti per potenziare le detrazioni per le rette pagate alle scuole paritarie, che appaiono in contrasto con i princìpi di fondo della Costituzione e tanto più in una fase di sofferenza della scuola pubblica;
d. l'attribuzione di tali poteri al dirigente scolastico, da ridurre sostanzialmente le forme di partecipazione democratica e nel contempo da realizzare una gestione “solitaria”, dotata di un'amplissima discrezionalità, così riducendo gli organi collegiali ad un ruolo meramente consultivo;
e. il potenziamento di alcune materie, in sé giusto, ma omettendo di prevedere quello dell'insegnamento della storia contemporanea e di tutto ciò che contribuisce alla formazione di una “ cittadinanza attiva”, che è veramente essenziale per la costruzione di una società democratica, basata su una consapevole e informata partecipazione.
Devo dire che quest'ultimo aspetto è quello che, in un certo modo, appare fondamentale, più di ogni altro, proprio per conseguire quelle finalità che si desumono da tutto il contesto della Costituzione e che costituiscono la premessa e l'obiettivo di fondo di quanto risulta dal documento più sopra trascritto.
Insomma, a noi interessa che non prevalga un modello di scuola centralistico, che si affermi, invece, un profilo pluralista e democratico di ogni tipo di insegnamento, che la scuola sia fortemente impegnata per favorire il progresso democratico del Paese, proprio con la formazione di generazioni non solo tecnicamente preparate, ma “allevate“ nel culto della legalità, della dignità della persona, della democrazia e pienamente edotte delle pagine migliori della storia del nostro Paese e del contenuto imprescindibilmente democratico dell'intero disegno costituzionale.
Dobbiamo, dunque, impegnarci tutti per garantire il rispetto dei princìpi sopra enunciati, nella speranza che in Parlamento ci sia tempo e modo di approfondire tutte le tematiche relative alla scuola, con l'aiuto anche delle organizzazioni sindacali e delle associazioni che di essa si occupano in modo specifico, cercando di costruire un profilo condiviso e democraticamente definito di ciò che dovrà essere la scuola del futuro (anzi, addirittura quella del presente).
È doveroso ringraziare del loro contributo, le compagne ed i compagni dell'ANPI provinciale di Torino, di Ivrea e del Basso Canavese, nonché di altre sezioni del Piemonte per il contributo recato positivamente all'approfondimento dei temi qui indicati. Del loro lavoro abbiamo tenuto conto, sperando che così si dia concreta realizzazione, non solo in Piemonte, ad un rapporto proficuo di collaborazione tra “periferie” e centro, che può aiutare tutti a lavorare meglio ed a rinforzare il profilo delle nostre elaborazioni e delle nostre posizioni.
Carlo Smuraglia, presidente nazionale Anpi