Vita e morte di un commissario antifascista
La vita del commissario Giovanni Palatucci (1909-1945) in un saggio del prof. Pier Luigi Guiducci.
La resistenza al nazifascismo in Italia non fu solo fatto d'arme. L' opposizione ha avuto più volti: quello morale (disapprovazione di dottrine, atti legali e comportamenti), quello della non collaborazione, quello pedagogico (mirato a preparare le nuove generazioni), quello civile (protezione dei perseguitati, intese politiche per una nuova Italia…), fino ad arrivare allo scontro armato.
In tale contesto, chi volle attuare una resistenza civile, dovette - prima di tutto - agire in modo da non destare sospetti. Il sistema della delazione era, infatti, tra i peggiori pericoli.
Se, poi, chi non condivideva teorie e prassi nazifasciste faceva parte della pubblica amministrazione, e - segnatamente - delle Forze dell’Ordine, la strada per iniziative umanitarie era veramente tutta in salita. Tali sottolineature sono importanti per capire le difficoltà che incontrò il vice commissario Giovanni Palatucci, che era nato a Montella (un Comune nella Provincia di Avellino) il 31.5.1909 per morire nel lager di Dachau (a circa 16 km a nord-ovest di Monaco di Baviera, nel sud della Germania) il 10.2.1945.
Per leggere la sua storia vedi l'allegato