La resistenza riletta con WM2
“Qualcuno ha detto ‘prendi una bugia ripetila mille volte e diventerà una verità’. E’ anche vero però che se prendi una verità e la ripeti ogni volta con le stesse parole assomiglierà sempre più ad una bugia, o comunque a qualcosa che non merita più di essere detto.
Siamo convinti che tutte le volte che vogliamo raccontare una verità dobbiamo trovare parole nuove, punti di vista obliqui, per dirla”.
Con queste parole, Wu Ming 2 ha aperto l’intervento all’European Resistance Assembly 2014, il raduno europeo in provincia di Reggio Emilia per parlare di Resistenza e antifascismo - organizzato da Istoreco e Anpi Correggio, con il sostegno di Anpi provinciale, Istituto storico di Modena, Fondazione Fossoli, Arci e con il patrocinio del Comune di Correggio.
L’incontro, dal tema ‘Nuove idee per raccontare la Resistenza’, ha ospitato due membri del collettivo di scrittori bolognesi.
I Wu Ming infatti, oltre a essere noti al grande pubblico per romanzi storici particolarmente documentanti e innovativi, da anni – soprattutto come ‘solisti’ - hanno esplorato, indagato e restituito storie profondamente legate al tema dell’antifascismo e alle vicende coloniali italiane, come ad esempio Asce di Guerra, Point Lenana, Timira e lo spettacolo Razza partigiana.
Il collettivo nasce nel 2000, raccogliendo l’eredità e l’esperienza di un altro collettivo, internazionale, noto come Luther Blisset. Era il 1994 quando – come leggiamo nel loro sito: “in giro per l'Europa, centinaia di artisti, attivisti e burloni scelgono di adottare la medesima identità. Tutti si ribattezzano Luther Blissett e si organizzano per scatenare l'inferno nell'industria culturale. Si tratta di un piano quinquennale. Nel gennaio 2000, al termine del Piano, alcuni di essi si riuniscono sotto un nuovo nome e fondano Wu Ming, una band di romanzieri. Quest'ultimo progetto, benché più concentrato sulla letteratura e la narrazione, non è meno radicale del precedente”.
“Wu Ming – continuiamo a leggere - è un'espressione cinese, significa "senza nome" oppure "cinque nomi", dipende da come si pronuncia la prima sillaba. Il nome della band è inteso sia come omaggio alla dissidenza ("Wu Ming" è una firma molto comune tra i cittadini cinesi che chiedono democrazia e libertà d'espressione) sia come rifiuto della macchina fabbrica-celebrità, sulla cui catena di montaggio l'autore diventa una star. A rigore, noi non siamo anonimi. I nostri nomi non sono segreti. Tuttavia, utilizziamo cinque nomi d'arte composti dal nome della band più un numero, seguendo l'ordine alfabetico dei nostri cognomi”.
Come sottolineato a Correggio da Wu Ming 5, un merito del collettivo è di aver riportato il romanzo storico al centro della scena letteraria italiana - dove fino a pochi anni fa la critica ne sosteneva la morte – e in questo, certamente, di avere messo al centro della narrazione temi che affrontano i grandi nodi e i grandi dilemmi della storia in cui si muove la vita di uomini e donne comuni, con le loro contraddizioni.
“Si dice – ha dichiarato WM2 - che tutto è già stato raccontato, soprattutto sulla Resistenza. Potrà anche essere vero ma rispondo che, allora, non è stato capito e vale comunque la pena raccontarlo da una nuova prospettiva, perché riteniamo sia necessario assumere punti di vista nuovi, sghembi, per aggirare il monumento della storia, andare dove tutti vanno a pisciare e guardare da lì. Magari si scopre che non tutto è stato raccontato, che esiste ancora qualcosa di non detto”.
Gli scrittori hanno così ricordato che, accanto a movimenti isolati di opposizione al neonato fascismo – come gli Arditi del popolo e le barricate di Parma –, una delle prime vere resistenze armate e organizzate contro il regime venne dalle colonie, e contribuì ad indebolire la dittatura.
Il razzismo e il colonialismo sono due delle chiavi di lettura adottate dai WM per narrare nuovamente quegli anni, temi solitamente trattati nei saggi o nella memorialistica più che nella narrativa.
“In fondo – ha aggiunto WM2 – l’anticolonialismo è uno dei tratti distintivi della Resistenza italiana che si oppone all’occupazione tedesca; è una sorta di anticolonialismo contro lo straniero, l’esercito invasore”.
A ERA i Wu Ming hanno inoltre dato un’indicazione di metodo, parlando del loro approccio al passato: “Scegliamo sempre di partire dalla nostra ignoranza sul periodo storico che decidiamo di raccontare. Partiamo da quella storia da sussidiario che viene spacciata a tutti noi. Partire dall’ignoranza permette di individuare meglio lo stereotipo che si nasconde nella narrazione di un’epoca”.
“Ad esempio sulla Rivoluzione francese, in cui è ambientato il nostro ultimo romanzo ‘L’armata dei sonnambuli – precisano - questo stereotipo è sul periodo del Terrore, quella repressione del dissenso pilotata dall’alto. Tutti abbiamo imparato che c’è una fase buona della rivoluzione, quella del 1789, e una seconda fase cattiva, ma già questa divisione è fuorviante. Ad esempio nelle nostre ricerche abbiamo scoperto che il terribile Robespierre spesso ha agito da pompiere. Insomma, assumere una prospettiva inedita aiuta magari ad uscire dagli stereotipi, dai propri confini, in tutti i sensi”.
Ecco allora riemergere dalle loro penne i gas usati per sottomettere i guerrieri libici ed etiopi; le contraddizioni della terra triestina; la leggenda abissina della maledizione di Graziani, riscoperta e utilizzata per criticare la costruzione ad Affile nel 2012 di un mausoleo dedicato al grande macellaio. Uno scoppiettante esempio dell’efficacia dell’ironia fra i modi diversi di narrare la verità, di non dimenticare e far conoscere.
Il generale Graziani fra i suoi molti crimini annovera l’esecuzione sommaria nel 1937 di quasi duemila fra indovini, chiromanti e cantastorie che predicevano l’imminente crollo del regime italiano, massacro al quale seguirono maledizioni lanciate al vicere’ d’Etiopia dalla popolazione locale. Da quel momento la carriera di Graziani non solo si arrestò ma fu proprio sfortunata.
I WM hanno ipotizzato, sul loro blog “Giap”, che inaugurando il monumento ad Affile si sia riattivata la maledizione poiché, da quel momento, alla destra della Regione Lazio è andato tutto malissimo.
Sarà una coincidenza ma subito dopo l’inaugurazione c’è stato lo scandalo Fiorito alla Regione Lazio; la presidente Renata Polverini si è dovuta dimettere e successivamente ha perso le elezioni, nel paese dove Graziani nacque, Filettino, ci fu prima una scossa di terremoto poi un incendio che ne ha distrutto i boschi e poi si sono rotte le fogne!
I Wu Ming ad ERA 2014 hanno lanciato un’idea per il futuro della narrazione: scambiarsi storie fra italiani e tedeschi, svizzeri, austriaci, insomma fra gli antifascisti presenti e fra diverse zone geografiche. Ci sono storie infatti ormai solo patrimonio del paesino in cui quella vicenda si è svolta o, al massimo, delle sezioni Anpi che la commemorano ogni anno. Ecco, un modo per cambiare prospettiva, per trovare nuove idee e nuovi modi di raccontare la Resistenza, potrebbe essere quello di scambiarsi le storie fra territori, fra sezioni Anpi, uscendo dalle proprie sicurezze, partendo dall’ignoranza e ridando gambe al passato.
Gemma Bigi