Quegli 8 soldati sovietici che combatterono e morirono per la libertà
Venerdì mattina, 9 maggio, al cimitero Musocco di Milano, campo sovietico, si è svolta la cerimonia per la fine della Seconda Guerra Mondiale. Vi hanno partecipato il console russo ed armeno. Per l'Anpi era presente Roberto Cenati, presidente provinciale di Milano. Qui di seguito il suo intervento.
"Il 9 maggio è una data di grande importanza per tutti noi. Si celebra la fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa e in Russia la vittoria della Grande Guerra Patriottica contro il nazifascismo.
Il monumento davanti al quale siamo oggi raccolti è dedicato ai partigiani sovietici caduti in Italia, combattendo nelle fila del Corpo Volontari della Libertà.
In questo campo del Cimitero maggiore di Milano, riposano 8 soldati sovietici, tutti giovanissimi, prigionieri di guerra, vittime di incursioni aeree tra il 1942 e il 1943.
Questo campo ci impone il dovere di ricordare quale è stato il prezzo durissimo di sangue e sofferenze pagati dai giovani partigiani europei per ridare la libertà a tutti noi. Ricordare per noi è un dovere soprattutto di questi tempi in cui la tentazione di cancellare il passato, comprese le infamie del nazifascismo è ricorrente, da parte di una società che registra la caduta sempre più preoccupante dell’etica pubblica, che sembra vivere solo nel presente e che celebra ogni giorno, il rito dell’egoismo, del successo individuale, della scomparsa della solidarietà.
All'alba del 22 Giugno 1941 ha inizio l'operazione Barbarossa, la grande offensiva della Germania nazista che doveva travolgere le armate sovietiche in pochi mesi e, come prima tappa, occupare la Russia europea sino ai monti Urali.
Il governo fascista, deciso a non essere da meno dell’alleato nazista, invia il Corpo di Spedizione Italiano in Russia, seguito nel luglio del 1942 dall’ARMIR che subisce pesantissime perdite. I soldati mandati al fronte, per la maggior parte “contadini in divisa”, a malapena sapevano dove fosse collocata geograficamente l'Unione Sovietica e non si rendevano conto di far parte di un esercito di aggressori mandati a morire per niente in quella maledetta guerra voluta da Hitler e Mussolini. La tragedia vissuta dai soldati italiani rappresenta una delle più gravi responsabilità del fascismo di fronte all'umanità intera e al popolo italiano e contribuì a rendere sempre più vivi e forti il risentimento e l’ostilità degli italiani verso il fascismo. Non pochi furono coloro che, segnati da quella tragica esperienza, militarono, dopo il loro ritorno in Italia, nelle formazioni partigiane non solo per combattere tedeschi e fascisti, ma per rinnovare e rigenerare profondamente il Paese sul piano sociale e morale; ed il frutto più consistente di questo loro impegno è rappresentato dalla Costituzione repubblicana che nasce dalla Lotta di Liberazione.
La guerra tedesca in Russia fu condotta con metodi di ferocia barbarica verso i combattenti, i prigionieri, la popolazione, gli ebrei, il cui sterminio sistematico iniziò nelle retrovie tedesche, per poi proseguire nei lager nazisti disseminati nell'Europa occupata dalle armate del Terzo Reich. Nei piani nazisti la Russia doveva diventare una colonia di sfruttamento, con la distruzione della sua civiltà. In questa prospettiva gli ordini di Hitler autorizzavano ogni eccesso, ogni eccidio, ogni bestialità.
Nonostante il regime di terrore scatenato nelle zone occupate, con rastrellamenti, perquisizioni, fucilazioni, deportazioni, gli oltre 20 milioni di vittime e gli oltre 3 milioni di prigionieri fatti morire di fame e di stenti nei lager tedeschi, i nazifascisti fallirono nel loro obiettivo di stroncare la resistenza della popolazione. La Resistenza prendeva sempre più vigore e costituì, con il lavoro di milioni di cittadini nelle retrovie, il fattore determinante della disfatta degli invasori, sconfitti nella storica battaglia di Stalingrado in cui si decise non soltanto il destino del popolo sovietico, ma dell'intera umanità. Nel 1944 l'Unione Sovietica entrò nel periodo conclusivo della guerra e sviluppò le grandi operazioni offensive per la definitiva liberazione del paese dai nazifascisti. Il 27 gennaio 1944, venti salve di artiglieria sparate da 324 cannoni annunciavano al mondo la fine dell'assedio di Leningrado, ora San Pietroburgo, protrattosi per 900 lunghissimi giorni segnati dalla morte per fame e fatiche di decine di migliaia di donne, di bambini e di anziani.
Saremo sempre infinitamente grati a tutto il popolo sovietico per il suo determinante contributo alla sconfitta del nazifascismo. Un ulteriore motivo di riconoscenza ci lega al popolo russo, costituito dal contributo delle migliaia di soldati provenienti dalle parti più remote dell’Unione Sovietica che, catturati dai tedeschi e tradotti in Italia, riuscirono a fuggire, dopo l’8 Settembre 1943, dai campi di prigionia fascisti, si unirono e combatterono nelle formazioni partigiane.
Proprio in questi giorni, è stata ricordata la liberazione, avvenuta il 5 maggio 1945 del lager di Mauthausen nel quale venivano deportati gli oppositori politici al regime fascista e gli operai delle grandi fabbriche del Nord, a seguito degli scioperi del marzo del 1944, di cui quest'anno ricorre il settantesimo anniversario. Il 16 Maggio 1945 sul piazzale del lager di Mauthausen si svolse una grande manifestazione antinazista, nel corso della quale, gli ex deportati, pronunciarono un solenne giuramento in cui affermarono: “Si aprono le porte di uno dei campi peggiori e più insanguinati: quello di Mauthausen. La pluriennale permanenza nel campo ha rafforzato in noi la consapevolezza del valore della fratellanza tra i popoli. Vogliamo percorrere una strada comune: quella della libertà di tutti i popoli, del rispetto reciproco, della collaborazione nella grande opera di costruzione di un mondo nuovo, libero, giusto per tutti. Nel ricordo del sangue versato da tutti i popoli, nel ricordo di milioni di fratelli assassinati dal nazifascismo, giuriamo di non abbandonare mai questa strada”.
Credo che questo monito sia oggi di estrema attualità. L'Europa sta attraversando un momento delicatissimo della sua storia, caratterizzato da una gravissima crisi non solo economica. Assistiamo al manifestarsi di pericolosi focolai di guerra proprio nel cuore del vecchio continente, al preoccupante rifiorire di ideologie e formazioni neonaziste e neofasciste che minacciano proprio quei valori della pace, dell'antifascismo, della solidarietà che hanno animato la Resistenza europea. In questo grave contesto si profila il pericolo che partiti e movimenti neofascisti possano avere una consistente rappresentanza nel nuovo Parlamento europeo, con le elezioni del prossimo 25 maggio. Sta a noi contrastare questi gravissimi fenomeni, diffusi anche in Italia e che offendono Milano, Città Medaglia d'Oro della Resistenza. Dobbiamo richiamare la memoria delle tragedie provocate dal nazifascismo nel secolo scorso e rilanciare i valori dell'antifascismo, della solidarietà, della pace, della giustizia sociale per i quali i Combattenti europei per la Libertà hanno sacrificato, in modo disinteressato, la propria giovane vita. È questo l'impegnativo compito che spetta a tutti noi, per essere noi vivi, degni di chi ha sacrificato la propria giovane vita per la Libertà".