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Antifascismo Offlaga, amarcord in musica di un mondo capital socialista

Si dice che “quel gran pezzo dell'Emilia” - come ebbe a cantarla Edmondo Berselli – sia ancora un modello in Italia non solo per i servizi e la forte economia, quanto per la memoria che conserva e nutre del passato, della Resistenza soprattutto.

Qui l'antifascismo fa ancora parte del Dna degli abitanti, viene respirato quotidianamente in famiglia, a scuola, nei luoghi cittadini. È un antifascismo talvolta più congenito che conscio, un patrimonio comune a tutte le generazioni; è un filo rosso che senza mai spezzarsi ha attraversato gli ultimi cento anni di vita dell'Emilia Romagna, come si percepisce ad esempio ripercorrendo la musica dei cantautori e gruppi originari di questa regione, da Francesco Guccini a Lucio Dalla e Pierangelo Bertoli, per arrivare fino ai CCCP poi CSI, agli Ustmamò e al combact folk dei Modena City Ramblers.

In tempi più recenti il gruppo che ha saputo raccontare più di tutti questa società a sé e il perdurare di certa tradizione socialista, riformista, disillusa ma di solide basi, sono gli Offlaga Disco Pax.

“Avevo nove anni – ascoltiamo in 'Piccola storia ultras' - di politica sapevo solo che quando c'era Pajetta in televisione dovevo stare zitto, altrimenti volava un coppino o uno scappellotto. Se invece c'erano Fanfani o Almirante volava un coppino se stavo ad ascoltare”.

Gli Offlaga Disco Pax (Odp) sono un gruppo new wave originario di Reggio Emilia che da dieci anni, sulle note sperimentali, raffinate e comunque orecchiabili delle loro canzoni, portano in giro per l'Italia racconti sarcastici, malinconici, taglienti, nel restituire il sapore di un'epoca, di un sogno socialista in un mondo consumista. Episodi di vita narrati con un parlato che si appoggia alla musica in tutto il suo accento emiliano e il cui tratto distintivo è sicuramente l'ironia.

“Al tempo le chewingum/ avevano un mucchio di sapori in più/ ed il meglio,/ il più rivoluzionario,/ era il Cinnamon./(…)/ Il Cinnamon/ quando è arrivato il riflusso,/ lo hanno abolito./ (...)/ La sinistra calava/ ed ecco comparire le chewingum del capo/ che mangia pesante./ Erano tempi difficili./(…)/ Un giorno, al Circolo Gramsci,/ preso dallo sconforto per avere scoperto che esistono/ le Big Babol Revolution,/ ho gettato l'occhio dietro ai Boeri/ e alle liquerizie Goleador./ Le Cinnamon erano tornate./ Strano che l'Unità non avesse detto niente”.

Gli Odp sono composti da tre elementi fra i 35 e i 45 anni: Daniele Carretti ed Enrico Fontanelli - strumenti e musiche -, Max Collini - voce e testi -.

Il pezzo d'esordio “Robespierre”, anno 2003, sembra quasi un manifesto artistico. Qui troviamo tutti gli elementi caratterizzanti il gruppo: musica che incalza, accompagna, sottolinea, e un racconto dalle pennellate vivaci, rosse.
“Ho fatto l'esame di seconda elementare nel 1975. /Il socialismo era come l'universo: in espansione./ La maestra mi chiese di Massimiliano Robespierre./ Le risposi che i giacobini avevano ragione e che,/ terrore o no, la rivoluzione francese era stata una cosa giusta./ La maestra non ritenne di fare altre domande”. Questo l'incipit sferzante degnamente concluso dalle strofe finali: “e poi la nostra meravigliosa toponomastica: /via Carlo Marx / via Ho Chi Minh / via Che Guevara / via Dolores Ibarruri / via Stalingrado / via maresciallo Tito / piazza Lenin a Cavriago/ e la grande banca non più locale con sede in via Rivoluzione d'Ottobre./ E infine il mio quartiere, dove il Partito Comunista prendeva il 74% e la Democrazia Cristiana il 6%”.

Tre gli album pubblicati da allora: Socialismo tascabile (2005), Bachelite (2006) e Gioco di società (2012), dove le sonorità sempre innovative mixate a testi improbabili hanno fatto del gruppo uno dei più seguiti della scena alternativa italiana, grazie ai quali è possibile riscoprire sapori dimenticati, personaggi rimossi, episodi che sanno di chiacchiere da bar senza i quali, tuttavia, non si capirebbe l'emilianità, non si capirebbero appunto le intitolazioni delle strade, oppure i nomi delle persone spesso scelti perché non di santi. Ascoltiamo così in 'Onomastica' un elenco di nomi improbabili trovati sull'elenco telefonico quali: 'Tundra', 'Taiga', 'Idea', Urano', 'Atos'... “Niente nomi di santi da lunario – cantano gli Offlaga - Flore, faune, fiumi, laghi, centrali elettriche./ Anagrammi, melodrammi, moschettieri./ Da leggere come si scrivono./ Pronunce sballate per eroi d'ogni specie futuribile./ Perché un nome era tutto quel che davi”.

Lo stesso titolo dell'ultimo album 'Gioco di società' e il tabellone ludico riprodotto nel vinile rimandano ad altri tempi e contesti. L'idea nasce da Enrico Fontanelli, talvolta anche grafico del gruppo, e dalla riscoperta di 'Corteo', un gioco da tavolo degli anni '70, che metteva in scena una manifestazione condivisa da realtà della sinistra extraparlamentare in una città immaginaria.

Ogni album degli Offlaga apre così mondi che, grazie ai racconti autobiografici di Max Collini, si intrecciano alla vita della città, alle esperienze e ai ricordi di tanti cittadini come in 'Palazzo Masdoni' sulla storica sede del PC a Reggio Emilia; come in 'Piccola Pietroburgo', sul paesino di Cavriago, il quale vanta Lenin quale sindaco onorario, al cui busto vennero fatte piangere lacrime sangue dopo le elezioni del '94; o ancora la vita quotidiana di piccoli circoli Arci con gli infelici esordi di Vinicio Capossela e Luciano Ligabue in 'Lungimiranza'.

Testi che ripropongono un immaginario dove tutto, dallo sport ai primi amori, è influenzato dalla politica, dalle suggestioni che si portava dietro. Riscopriamo personaggi come l'atleta Wladimir Jascenko 'Ventrale'; gare ciclistiche da leggenda in 'Tulipani' dedicata a Van der Velde; cori da stadio che rivendicavano la rabbia per i morti del luglio '60; e il concerto dei Police in città negli anni '80.

Parole che ci fanno sorridere per l'ingenua fedeltà al sogno sovietico – sbeffeggiata amorevolmente dallo stesso autore -, che tuttavia sanno risvegliare coscienza se non politica almeno etica come in 'Sensibile', dove troviamo Francesca Mambro e il neofascismo: “Qualche anno fa un giudice chiese a Francesca/ perché lo scelse come compagno di vita./ A questa domanda rispose con una frase da ginnasio nichilista,/ lapidaria,/ nel senso di lapide:/ 'Giusva era il ragazzo più sensibile che avessi mai incontrato.'/ Che razza di tipacci fossero gli altri ragazzi che aveva frequentato/ non ci è dato sapere./ Di sicuro Francesca con gli uomini non è stata fortunata,/ e la parola 'sensibile' resta dubbia e ambivalente/ come il coinvolgimento dei NAR per i fatti del 2 agosto 1980”.

Gli Offlaga Disco Pax riescono a trasmettere la complessità della società emiliano-romagnola, la sua unicità culturale ed economica fatta di case del popolo e cooperative rosse, Resistenza e welfare state, Ferrari e lidi romagnoli, dei migliori asili del mondo e di un presente poco rassicurante.
Fotografano con lucidità l'incapacità dei suoi abitanti di rinunciare alla propria storia, a un impegno morale verso valori intramontabili per quanto talvolta annebbiati dalla contingenza, dalle ingenuità o dalle crisi.

Gemma Bigi

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