Rimpatrio forzato della moglie e della figlia del dissidente kazaco. L'Anpi: vogliamo la verità
“Sequestro” della moglie e della figlia di un personaggio (Ablyazov), dissidente del Kazakistan, e del loro imbarco forzato, all’aeroporto di Ciampino: una vicenda, che, nonostante ogni “ripensamento”, resta comunque incredibile. Mentre resta difficile credere che non ci siano responsabilità politiche e le colpe siano tutte di funzionari poco rispettosi della legge e dei diritti umani. In ogni caso, è una vicenda sulla quale non può e non deve essere messa la sordina. Questo è quanto si legge nell'ultimo numero di Anpi News.
Ancora una vicenda preoccupante, che ci riporta di colpo ai tempi del sequestro di Abu Omar, che molti ricorderanno anche per la sua gravità, perché vi parteciparono servizi italiani ed americani. Questa volta si è trattato del “sequestro” della moglie e della figlia di un personaggio (Ablyazov), dissidente del Kazakistan, e del loro imbarco forzato, all’aeroporto di Ciampino, su un aereo diretto, appunto, a quel Paese. La vicenda, ha detto dapprima il Presidente del Consiglio, dev’essere chiarita fino in fondo.
Poi, dopo i primi accertamenti, si è concluso che si è trattato di un’operazione illegale, tant’è che è stata disposta la revoca del provvedimento di espulsione.
Il che significa che ora la signora potrebbe anche rientrare in Italia; ma è assai dubbio che il suo Paese, adesso, la lasci andare. Bisogna dire, con forza, che non è ammissibile che una donna e una bambina di sei anni siano state “sequestrate” e dopo un giudizio sommario consegnate ad un Paese ostile, che non offre alcuna garanzia né sulla loro incolumità, né sulla loro libertà.
Una vicenda, che, nonostante ogni “ripensamento”, resta comunque incredibile. Mentre resta difficile credere che non ci siano responsabilità politiche e le colpe siano tutte di funzionari poco rispettosi della legge e dei diritti umani. In ogni caso, è una vicenda sulla quale non può e non deve essere messa la sordina. Vogliamo la verità, tutta la verità; e vogliamo che chi ha “sbagliato” (chiunque sia!), una volta tanto, paghi. Non tanto perché invochiamo punizioni, quanto perché vogliamo davvero che certe vicende non possano verificarsi mai più. Esse sono incompatibili con la nostra tradizione e la nostra Costituzione, e mettono in discussione la nostra stessa libertà; perché due persone che “scompaiono” così, significano, in effetti, una perdita anche della nostra dignità e dei nostri diritti.