Medici e medicina nella Resistenza antifascista
“Medici e medicina nella Resistenza antifascista”: la memoria, il presente, il futuro di una professione ". Questo il filo conduttore della discussione che si svolgerà il 22 ottobre, dalle ore 14 alle 17,30, presso l'anfiteatro A. O. San Paolo in via di Rudinì 8 a Milano.
L’idea di dar vita a un incontro con gli studenti universitari sul contributo dei medici e del personale sanitario alla lotta di liberazione dal nazifascismo è nata da alcune domande che ci siamo posti come operatori, a vario titolo, del mondo della formazione accademica.
È utile, oggi, parlare delle professioni sanitarie da un punto di vista non meramente tecnico? E, se sì, ha senso proporre ai futuri medici il “salto” in un passato che ha visto i loro colleghi di settant’anni fa – una vita! – compiere una scelta che fu decisiva per la loro esistenza non meno che per le sorti del nostro Paese e della sua democrazia? Abbiamo pensato che sì, che è utile e che ha senso.
Ogni giorno i corridoi universitari e ospedalieri sono percorsi da giovani donne e uomini che, indossando un camice bianco o verde, progettano il proprio futuro. Un futuro da medici, da infermieri, da fisioterapisti, da docenti, da ricercatori: da persone che offrono le proprie conoscenze ad altre persone perché la loro vita sia migliore e, per quanto possibile, libera dal dolore.
Oggi il concetto di libertà è per noi tanto scontato quanto vago, ma c’è stato un tempo in cui questo concetto aveva una portata più urgente e più precisa: significava libertà dalla dittatura, dall’oppressione, da un regime che annullava le coscienze. Alla lotta per questa libertà hanno partecipato, fra gli altri, tanti medici. Persone, medici che hanno cercato di salvare le vite dei partigiani e che sono stati partigiani essi stessi.
E dunque una bibliotecaria e un docente del Polo didattico San Paolo della Statale, entrambi iscritti all’ANPI, si sono inventati – da subito sostenuti dall’entusiasmo di alcuni colleghi – un evento che potesse far conoscere ai “loro” studenti le storie di chi li ha preceduti nella professione, e che tale professione ha esercitato – prima per sorte, poi per scelta – in un tempo tanto violento e drammatico quanto ricco di idealità e di speranze.
L’Italia asservita al fascismo ha visto l’organizzazione di brigate mediche e la nascita di ospedali clandestini; ha visto l’attività nascosta e rischiosa di dottori, infermieri, portantini, religiosi che hanno stabilito collegamenti, che hanno raccolto fondi e materiale sanitario, che hanno aiutato i combattenti nelle valli e i partigiani in città, che hanno salvato ebrei e ricercati antifascisti proteggendoli negli ospedali cittadini. Marcello Cantoni, Carlo Lorenzo Cazzullo, Piero Fornara, Ugo Samaja sono solo alcuni dei medici che hanno partecipato alla guerra partigiana seguendo le proprie idee ed esercitando la propria professione.
Il convegno “Medici e medicina nella resistenza antifascista” intende fornire agli studenti di Medicina e a tutta la cittadinanza le storie di vita di chi ha avuto in sorte di esercitare la professione sanitaria durante l'occupazione nazifascista e ha fatto la scelta di combattere per fare dell'Italia un Paese libero.
Agli interventi di studiosi della Resistenza e della cultura ebraica abbiamo affidato il compito di stimolare la riflessione sui valori di impegno sociale, di coscienza civile, di consapevolezza politica come basi dei concetti di responsabilità professionale, di cultura democratica, di libertà di pensiero e di religione.
Ascolteremo le relazioni di Silva Bon (Istituto Regionale per la Cultura Ebraica di Trieste e del Friuli Venezia Giulia), di Roberta Migliavacca (ANPI provinciale di Pavia), di Mauro Sonzini (studioso di Resistenza e Democrazia), di Giorgio Mortara (Associazione Medica Ebraica).
L’incontro, coordinato da Riccardo Ghidoni (docente del Polo San Paolo) e da Michele Sarfatti (direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea), sarà introdotto dagli interventi di Anna Maria Di Giulio (direttrice del Dipartimento di Scienze della Salute), di Roberto Cenati (presidente dell’ANPI provinciale di Milano), di Gabriele Rabaiotti (presidente del Consiglio di Zona 6) e di Ivano Tajetti (responsabile per la comunicazione dell’ANPI provinciale di Milano).
L’augurio è che questa iniziativa, che è cresciuta e si è concretizzata grazie al caloroso e indispensabile aiuto fornito dall’ANPI di Zona 6, oltre a essere interessante e partecipata, possa segnare l’inizio di una collaborazione fattiva e duratura fra Università e ANPI.
Gli organizzatori ringraziano il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università Statale, il Consiglio di Zona 6 (con un grazie particolare a Rita Barbieri, presidente della Commissione Cultura) e l’ANPI provinciale di Milano per il patrocinio concesso all’iniziativa.