La sentenza dell'Aja: l'Italia avvierà consultazioni con la Germania
L'Italia avvierà con la Germania un ''percorso di consultazione'' per risolvere la questione dei mancati risarcimenti
per le vittime italiane delle stragi naziste. Lo ha detto il Ministro Giulio Terzi al termine di un incontro alla Farnesina - per ragionare insieme sul "dopo sentenza dell'Aja" - con le associazioni dei familiari delle vittime: l'ANPI (rappresentata dal presidente nazionale Carlo Smuraglia), l'ANEI, l'ANRP e l'Associazione vittime della strage di Marzabotto.
Pochi giorni fa il tribunale internazionale dell'Aja aveva dato ragione a Berlino, affermando che l'Italia non aveva riconosciuto l'immunità garantita alla Germania dal diritto internazionale. Per Terzi la sentenza ha sì ''confermato un principio di diritto internazionale'', ma allo stesso tempo la ''decisione della Corte incoraggia i due paesi ad approfondire le modalità attraverso cui alcuni fatti specifici, alcune categorie particolari debbano essere rispettate in termini di risarcimento dei danni e soprattutto del riconoscimento della memoria''.
Il governo, ha quindi assicurato Terzi, vuole ''assistere in ogni modo possibile le associazioni delle vittime''. E alle famiglie il Ministro ha voluto ''riaffermare la grande solidarietà di tutte le istituzioni e autorità italiane per la sofferenza di questi gruppi così numerosi di persone, di cittadini, di vittime che hanno pagato con la vita questa ondata di barbarie che si è abbattuta in Italia ed in Europa durante la seconda guerra mondiale''.
Il commento di Carlo Smuraglia.
"Il Ministro degli Affari Esteri, Terzi, ha invitato ad un incontro alla Farnesina alcune Associazioni particolarmente e direttamente interessate alla vicenda: l’ANEI, l’ANRP, l’Associazione vittime delle stragi di Marzabotto, l’ANPI Nazionale.
Ho voluto partecipare personalmente, perché l’occasione era importante, l’atto del Ministro apprezzabile e la vicenda relativa alle stragi nazifasciste ancora una volta meritevole di approfondimento.
Il Ministro ci ha accolto con cordialità e rispetto e ci ha detto cose importanti, che risultano dal pur sintetico comunicato emesso dalla Farnesina al termine dell’incontro. Parole non solo di solidarietà con le vittime e con chi le rappresenta, ma anche d’impegno a non considerare chiusa l’intera vicenda dopo la sentenza della Corte dell’Aja. Il Ministro, nella sua veste, non poteva che prendere atto di quella sentenza, ma ha cercato – con uno stile davvero nuovo rispetto al passato – di guardare avanti, di indicare concretamente
qualche prospettiva e di chiedere a noi di esprimergli il nostro pensiero e le nostre proposte. Ho parlato a nome dell’ANPI, consegnando al Ministro il fascicolo speciale della nostra News-letter, uscito lunedì scorso, qualche giorno dopo la sentenza dell’Aja, nel quale avevamo avuto minor ritegno e minori vincoli nell’esprimere le nostre valutazioni su una sentenza che guarda al passato, si trincera dietro un’idea conservatrice (la sovranità degli Stati, senza possibilità di deroghe) ed esprime una considerazione dei diritti umani davvero non
corrispondente al cammino che essi hanno compiuto nel mondo, a partire dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, del 1948.
Al giudizio negativo, ho aggiunto, tuttavia, una serie di considerazioni di prospettiva, che cercherò di riassumere:
1) La questione dei risarcimenti non è definitivamente conclusa, perché resta aperta la via delle intese fra i due Stati interessati, ovviamente e doverosamente percorribile, ma per la quale occorre l’esplicazione di una precisa volontà politica da entrambe le parti;
2) La Germania ha elaborato e poi ha dato atto delle proprie responsabilità, con atti significativi come quello del presidente Raub, che andò pochi anni fa, a Marzabotto e a nome di tutta la Germania chiese scusa per quanto accaduto; ovviamente, davanti a simili tragedie ed orrori,
le scuse sono doverose e positive, ma non possono certamente essere esaustive; ci vogliono altri atti di volontà e di concretezza, che il nostro Governo, nelle forme che riterrà più opportune, dovrà sollecitare. Non si tratta, naturalmente, di dichiarare guerra alla Germania, e tanto meno ad un popolo che non è più quello del ‘43 – ’45, ma piuttosto di elaborare, eventualmente anche insieme, una “memoria”, in certo modo riparatrice prima ancora che risarcitoria;
3) Deve essere pacifico che i procedimenti in corso non debbono subire soste e ostacoli, ma devono proseguire fino all’accertamento della verità e alla condanna, ove possibile, dei responsabili; le Associazioni interessate, compresa l’ANPI, sanno bene di non poter più – dopo la sentenza dell’Aja – proporre domande nei confronti del Governo e dello Stato tedesco, ma non possono avere né remore né ostacoli nel perseguimento dei colpevoli e nelle richieste di risarcimento nei loro confronti;
4) Se non è più possibile svolgere azioni nei confronti del Governo tedesco, neppure a fronte di sentenze già emesse e alcune irrevocabili e dunque esecutive, deve essere possibile, invece ottenere giustizia nei confronti dei colpevoli; questo significa insistere per l’estradizione, ove
consentita dagli accordi internazionali e per l’esecuzione delle disposizioni civilistiche delle sentenze, sempre sui beni dei colpevoli, ovunque si trovino. Su queste azioni e in particolare sull’esecuzione - all’estero - delle sentenze, vi sono sempre ostacoli molto consistenti; è dovere del Governo Italiano di adoperarsi perché essi vengano rimossi, quanto meno sul piano dei risarcimenti e delle azioni civilistiche di esecuzione; su questo terreno, l’assistenza efficace, leale e forte del Governo Italiano è veramente indispensabile e doverosa;
5) Il compimento di azioni barbariche, di stragi, di stermini di popolazioni inermi, richiede che sia fatta chiarezza e giustizia, anche perché in questo sta – in buona parte – il lenimento di un dolore insopportabile, che incide sui singoli, ma anche sulla collettività; il risarcimento
non si risolve solo in termini di denaro, ma ha anche un valore simbolico. In ogni caso, accanto e prima dei risarcimenti, occorrono azioni riparatorie, l’attuazione di quella che viene ormai definita come la “giustizia riparativa”, attuabile in mille modi e sulla quale non
c’è sovranità che tenga. Il Paese che reca questa responsabilità terribile ha il dovere di adoperarsi per eliminare almeno gli effetti più persistenti nel tempo. Questo lo si può fare, e in vari Paesi lo si è fatto, cercando di mettere in atto azioni positive, di memoria attiva, di riflessione comune. Questo non serve solo a riparare, ma anche a conoscere, a capire e, soprattutto, a prevenire. Su questo piano, ci aspettiamo un forte impegno del Governo, che - nelle forme che riterrà più idonee - dovrà suggerire e proporre soluzioni riparatrici, in un rapporto fatto di lealtà e correttezza, ma anche di fermezza nei confronti di uno Stato che oggi ha visto rafforzare all’Aja la sua sovranità, ma non per questo può considerare gli orrori del passato superati e dissolta ogni responsabilità, anche solo morale.
6) Infine, giacché si era sul tema, ho ritenuto di porre sul tappeto una questione grande e seria – che questa volta – non riguarda la Germania ma il nostro Paese. Tutti sanno che le indagini, gli accertamenti, le istruttorie per molte delle stragi nazifasciste sono rimaste ferme per molti anni, essendo gli atti relegati in un armadio (poi denominato “armadio della vergogna”), dal quale nessuno prelevava
i fascicoli ed al quale nessuno ricorreva per acquisire elementi, che pure esistevano.
Questo ha prodotto ritardi enormi, difficoltà per acquisire prove e per svolgere processi a distanza di tempo, quando le prove stesse svaniscono e le testimonianze vengono progressivamente a mancare.
E’ noto che proprio in questo periodo, stanno partendo altri tre procedimenti, addirittura in sede di udienza preliminare, quindi nella primissima fase di un futuro, possibile, giudizio, relativi alle stragi di Nozzano (Lucca – Pisa), Borgo Ticino (Novara), Fragheto (Rimini).
E’ già incredibile che questi procedimenti abbiano inizio a quasi 70 anni dal fatto. Uno di questi, fra l’altro, finirà subito perché l’imputato – che finora figurava irreperibile - è risultato deceduto.
Gli altri devono cominciare nei prossimi giorni, ma tra difficoltà facilmente immaginabili (e come si è detto con l’esclusione di ogni possibilità di proporre domande nei confronti del Governo tedesco). Questo enorme ritardo non si verifica per caso, ma per la vicenda incredibile dell’armadio “della vergogna”. Per questo, nessuno ha pagato e tanto meno un qualsiasi governo italiano si è degnato di chiedere scusa alle vittime, ai loro familiari, alla società. Insomma, si è fatto meno del Governo tedesco (ed è tutto dire!). Non risultano avviate procedure e accertamenti sulle responsabilità; lo Stato non ha mai ammesso le colpe dei suoi dipendenti, di cui è ovviamente responsabile. La Commissione parlamentare sulle stragi si è conclusa senza prospettive, benché avesse acquisito dati e documenti di grande importanza, che ora stiamo cercando di impedire che vadano smarriti o rimangano nel dimenticatoio.
Questa sì che è una vergogna nazionale, per la quale ho chiesto che il Governo attuale, certamente incolpevole, ma conscio delle responsabilità oggettive e del significato, anche simbolico, che deriverebbe da una seria e forte presa di posizione, prenda cognizione del problema e lo affronti con una di quelle misure riparatrici di cui si è parlato a proposito della Germania; questa, in un certo senso,
ancor più necessaria, perché tutta interna al nostro Paese. Un Paese, non dimentichiamolo, in cui l’organo supremo della nostra giustizia, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, per ben due volte ha assunto una posizione forte, anticipatrice, moderna, sulla priorità assoluta dei diritti umani, e sulla loro prevalenza su altre esigenze e su altre consuetudini, anche di diritto internazionale.
Questo è ciò che ho rappresentato al Ministro degli esteri ed ai suoi collaboratori, a nome di tutta l’ANPI e con il pieno assenso dei rappresentanti delle altre Associazioni presenti, (Caccialupi, Orlandini, Luccarini), che poi hanno avanzato osservazioni, formulato proposte,
suggerito soluzioni, che lascio a loro di illustrare, ma che in grandissima parte sono condivisibili. Il Ministro ha assicurato non solo solidarietà, ma anche attenzione, garantendoci che di tutte le questioni proposte nell’incontro, avrebbe parlato anche col Ministro della Giustizia, in vario modo direttamente interessato, anch’esso, alla problematica.
Con questo quadro complesso, non certo lieto, ma carico anche di assicurazioni e di promesse, la riunione si è chiusa col progetto – concordato col Ministro – di non lasciare l’incontro a livello di una riunione occasionale e contingente, ma di dargli una qualche continuità, almeno fino a quando i principali problemi non saranno stati concretamente affrontati e magari risolti. Ed ora, veniamo a noi. Non consideriamo certo esaurito il nostro compito con l’incontro col Ministro degli esteri.
Abbiamo, come è noto, un progetto in fase di avanzata elaborazione, che attiene alle stragi del ’43 – ’45; un gruppo di lavoro sta attivamente lavorando per realizzarlo, e avviare una serie di iniziative; abbiamo assicurato la presenza dell’ANPI come parte civile in tutti i nuovi procedimenti per stragi; abbiamo avviato positivamente una collaborazione tra l’ANPI e l’Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione, per la definizione del quadro complessivo delle stragi, in modo ragionato e storicamente valido; stiamo sollecitando iniziative parlamentari per spingere il Governo a prendere posizioni concrete su tutte le tematiche di cui al punto 6; stiamo assumendo iniziative perché non solo non si dimentichino le stragi, ma si rinnovi e attivi una seria e vera memoria. Il silenzio di molta stampa sulla sentenza dell’Aja ci ammonisce severamente sui pericoli dell’indifferenza, della dimenticanza e dell’oblio.
Ma faremo di più, oltre al lavoro più volte esposto anche in questa sede e nel gruppo di lavoro su tutta la vicenda delle stragi.
Abbiamo deciso di tenere la Festa nazionale dell’Anpi a Marzabotto, e questo ha già un significato, anche perché la dedicheremo a tutte le vittime delle stragi. Ma in quella sede, fra le altre iniziative, ce ne sarà una – forse la prima – in qualche modo riassuntiva dell’intera
vicenda delle stragi, in cui raccoglieremo idee e proposte per ottenere quella giustizia riparativa di cui ho parlato più sopra.Insomma, nonostante la sconfitta dell’Aja, ci sentiamo impegnati, più che mai, a portare avanti un discorso, un’iniziativa che riesca a segnare
almeno alcuni punti fermi, a fare chiarezza, a far conoscere e ad ottenere qualcosa di concreto per le popolazioni colpite; alle quali non deve capitare ciò che è troppo frequente nel nostro Paese: scarsa attenzione nei confronti delle vittime e dei loro familiari e troppo
facile dimenticanza, per il decorso del tempo.
Noi comprendiamo tutte le ragioni umane, le attese e le speranze, di coloro (singoli e collettività) che hanno subìto gli orrori delle stragi; e ce ne facciamo carico. Questa è la nostra assunzione di responsabilità; questo è il nostro modo di chiedere scusa – noi incolpevoli – a nome della collettività, dell’intero Paese, in attesa che altri atti, ben più rilevanti e decisivi, siano compiuti dagli organi istituzionali cui ciò compete".
N.d.r: riteniamo corretto e doveroso segnalare di seguito i link al Comunicato stampa del Ministro degli Affari Esteri a conclusione dell’incontro e un video con le dichiarazioni a caldo del Ministro stesso e alcune immagini dell’incontro. Abbiamo solo il rammarico che non sia
stato praticamente reso possibile ai quattro rappresentanti delle Associazioni fare le loro dichiarazioni alla stampa. E’ evidente che il quadro sarebbe stato più completo.
http://www.youtube.com/watch?v=Db_YpcoSAVo: video con dichiarazioni a caldo del Ministro e alcune immagini dell'incontro.