Andrea Zanzotto, il poeta, l'antifascista
L'articolo
di Umberto Lorenzoni
Martedì 18 ottobre l’Italia ha perso uno dei giganti della letteratura e della poesia contemporanea. E l’ANPI di Treviso ha perso il suo presidente onorario: Andrea Zanzotto. In questi giorni, innumerevoli sono state le manifestazioni di cordoglio per la scomparsa del poeta da parte di istituzioni, enti e associazioni culturali. Tutti i media hanno diffuso interviste, articoli, dibattiti, incontri. Io con questo breve ricordo, sento il dovere di sottolineare una delle caratteristiche della personalità di Andrea Zanzotto, rimasta in ombra: la testimonianza continua, ferma e coerente del suo antifascismo.
Questa sua scelta di campo è stata sicuramente influenzata dall’esempio di suo padre, Giovanni. Egli, socialista convinto, dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti fu costretto a riparare in Francia. Rientrato in Italia nel 1928 dovette trasferirsi, con la famiglia a Santo Stefano di Cadore per poter insegnare in una scuola gestita da una cooperativa di lavoratori. Nel 1929 causa la sua decisa propaganda per il “No” al plebiscito indetto dal regime fascista, dovette prolungare il suo esilio e ritornò a Pieve di Soligo solo nel 1933. Purtroppo per lui, antifascista intransigente, rimase il divieto di insegnare, riuscì a dare un aiuto alla famiglia solo grazie ad un incarico presso il collegio privato Balbi-Valier e a vari lavori occasionali.
Il giovane Andrea, finita a Pieve la scuola elementare frequentò la media a Vittorio Veneto e scelse poi di frequentare l’Istituito magistrale a Treviso, facendo il pendolare.
Nel 1934, conseguito il diploma Magistrale superò l’esame di ammissione al liceo classico e nel 1938 conseguì la maturità al liceo Antonio Canova. Nel 1939 si iscrisse alla facoltà di lettere all’Università di Padova dove si laureò il 30 ottobre 1942.
Risale al 1936 l’ispirazione dei primi versi, che, con l’aiuto della nonna e delle zie riuscì a pubblicare su un’antologia. Fu il primo passo di una lunga e feconda produzione letteraria e poetica che lo portò ad essere riconosciuto come Andrea Zanzotto, il poeta. Ma questo aspetto è noto.
Lo scopo di questo mio ricordo è la sua lunga e coerente adesione agli ideali del socialismo e della sinistra italiana, sulle orme del padre Giovanni.
Non partecipò al conflitto perché fu dichiarato non idoneo al servizio militare, ma fece parte della resistenza veneta nelle file di “Giustizia e Libertà”, occupandosi della stampa e propaganda del movimento. Nota, in quel periodo, la sua fraterna amicizia con Toni Adami, intellettuale nato anch’esso fra le colline del Quartier del Piave, partigiano caduto della Brigata Mazzini, fucilato dai tedeschi a Santo Stefano di Valdobbiadene, medaglia d’Argento al V.M.
Dopo la guerra, i suoi molteplici impegni di carattere culturale non hanno mai impedito ad Andrea di dedicarsi all’attività politica nei partiti della sinistra socialista e a mantenere costantemente l’iscrizione all’ANPI, che considerava l’associazione erede naturale dell’antifascismo.
Innumerevoli sono stati i suoi interventi in occasione delle celebrazioni per il 25 aprile.
Negli ultimi anni, l’antifascismo di Andrea Zanzotto, non era soltanto una posizione politica, testimonianza coerente del suo passato e delle sue scelte, era un atteggiamento più profondo ed ampio, che coinvolgeva la sfera etica e vedeva la stessa matrice della violenza fascista nella sciagurata aggressione al paesaggio delle sue colline, che egli amava definire “una cartolina spedita dagli dei” e, con essa, la negazione di un rapporto armonico tra uomini, natura e storia.
Da tempo era stato eletto presidente onorario dell’ANPI provinciale di Treviso e in tutti questi anni è sempre stato vicino alla nostra Associazione. Non ci fu conferenza o dibattito pubblico organizzato da noi, al quale Andrea non partecipasse o non facesse pervenire il suo messaggio. Anche al recente convegno organizzato a Treviso sulla figura di Silvio Trentin, Andrea, obbligato a casa per la sue precarie condizioni di salute, aveva fatto arrivare il suo appassionato saluto.
Ha apprezzato ed appoggiato la nostra recente iniziativa di rilevare tutti i monumenti che ricordano, nella zona del Quartier del Piave, il sacrificio dei caduti partigiani e di averne riportate le foto in una specie di carta topografica sulla quale sono segnati i percorsi per poterli visitare.
Riporto questa sua breve presentazione dalla quale traspare l’attaccamento profondo che lo ha legato sempre alla Resistenza e al ricordo dei compagni Caduti: “Esce ora, finalmente, una necessaria pubblicazione che riassume, nella utilissima forma dei percorsi, la tragedia di giovani uomini morti per la nostra libertà, offrendo alla quotidianità un mezzo per ripensare senza particolari impegni la profonda verità della Resistenza. Un semplice cammino, un giro di bicicletta: gli incontri si avvicendano quasi dolcemente. L’orrore degli avvenimenti resta intatto, ma sciolto in una speciale dolcezza e famigliarità, senza innaturali orpelli che anche la più sacra cerimonia comporta. I Martiri ci sono e in questo itinerario il loro richiamo, umile e santo, sembra serenamente aspettarci…..”
Umberto Lorenzoni