Ha vinto l'Italia normale
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Oggi, lunedì 30 maggio, si può dire: sì, il tappo è saltato. Ha vinto l'Italia normale. E attenzione a sottovalutarne gli effetti perché sullo sfondo c’è un cambiamento che si è avviato con una forza imprevedibile lungo due tendenze apparentemente contrapposte. Con una riduzione della partecipazione (ossia, l’aumento dell’indifferenza a una prassi politica ritenuta lontana, inutile e magari dannosa) che si accompagna a una ”fame” di nuovo, di pulizia, che ha premiato i candidati con maggiore caratura etica.
Questa doppia valenza va tenuta a mente per capire quanto lavoro c’è da fare per restituire alla politica quella credibilità che è il vero collante sociale di una democrazia.
Ma senza dimenticare il segnale di chi ha disertato le urne che ha comunque un significato politico, il voto – e non solo quello di Milano, Napoli, Trieste, Cagliar, per citare le città principalii – contiene messaggi precisi, strettamente intrecciati tra loro, con cui la politica dovrà fare i conti.
Primo, voltare pagina. Gli italiani sono stufi di promesse mai mantenute (ricordate il milione di posti di lavoro o abbasseremo le tasse!), di risse infinite e di volgarità. E hanno fattto pure indigestione dei “professionisti della paura”, dei seminatori di odio per qualche voto in più, dei guastatori della politica. Nè vogliono più sopportare amministratori incapaci, talvolta arroganti, che ai cittadini preferiscono gli amici degli amici, meglio se ben introdotti nell’area grigia della società.
Secondo, pretendono una politica pulita che torni ad occuparsi dei problemi concreti, quelli che ogni giorno si vivono in ufficio, in fabbrica, a scuola o nelle famiglie quando, ad esempio, si tratta di portare un bambino al nido o fare degli esami all’ospedale.
Terzo, rivendicano con forza il ritorno ad una moralità pubblica rigorosa e vincolante. Basta con Ruby, il bunga-bunga e le ossessioni giudiziarie. La magistratura non è un covo di comunisti. Anche in Italia è un pilastro della democrazia e della divisione dei poteri. Esattamente come la Corte Costituzionale e la presidenza della Rpubblica. Lo prevede la nostra bella Costituzione e lo sostiene il buon senso.
Oggi si è aperta una nuova fase politica. I partigiani della democrazia la seguiranno con attenzione. Con un pizzico di fiducia e ottimismo più di ieri.
Mi. Urb