Smuraglia: "Che cosa ha fatto l'Europa per evitare l'uscita della Gran Bretagna?"
E così la Gran Bretagna se ne è andata dall'Europa. Un bel problema, per tutti e per gli stessi cittadini inglesi, probabilmente; ma il guaio maggiore è per l'Europa, che dovrebbe fare un po' i conti con sé stessa. È vero, infatti, che in Inghilterra hanno prevalso gli “istinti” e un insieme di sentimenti più che di ragioni. Ed è altrettanto vero che questo è male, perché su queste basi si possono scatenare, in giro per l'Europa, tutti i più bassi “egoismi” (magari, poi, sbagliati anche rispetto al proprio interesse), oltre a più o meno confusi sentimenti razzisti. Ma l'Europa, che cosa ha fatto davvero per evitare che questo accadesse? Ha imposto una politica di “austerità” che ha finito solo per aumentare le disuguaglianze e non è riuscita ad esprimere una vera politica di sviluppo e di rilancio degli investimenti, dell'attività produttiva e soprattutto dell'occupazione. Questo pesa terribilmente, anche perché è ingiusto far pagare alla Grecia (sia pure per alcuni suoi errori) un prezzo terribile, che ricade, oltretutto, più sul “popolo”, sulla gente comune, che non sui corrotti, sugli speculatori, sui cattivi amministratori. Non si esprime una politica seria sul tema delle migrazioni e quando si tenta di fare qualcosa di buono, non si riesce a farlo rispettare. Si guarda benevolmente alla Turchia, sperando in chissà quali vantaggi, dimenticando che tipo di regime c'è in quel Paese, un regime che l'Europa dovrebbe condannare, così come quelli - analoghi - che si vanno delineando in buona parte dell'Europa dell'Est (e non solo). Ha ragione chi ha detto che bisogna tornare allo spirito di Ventotene, provocando, cioè, un rilancio dell'Europa, delle sue strutture (è possibile che la parte elettiva sia proprio quella che conta meno), una rifondazione dei criteri e princìpi su cui si basava la Carta di Nizza e che da tempo sono stati abbandonati, per avvicinarsi sempre più al liberismo sfrenato, alle ragioni della concorrenza del mercato e dei grandi interessi economici del potere (e particolarmente di quello finanziario).
Tutte queste riflessioni ci suscita la triste vicenda della Brexit; ma esse ci inducono ad aumentare il nostro impegno per un'Europa veramente libera e unita, socialmente qualificata, attenta alle ragioni ed alle esigenze delle classi sociali e delle categorie in maggiori difficoltà e decisa a rimettere in primo piano una parola splendida, che troppo spesso appare in disuso: la solidarietà.
Ormai, questo deve essere uno dei temi più rilevanti e qualificanti per qualunque movimento o Associazione che si richiami alla pace, alla libertà, all'uguaglianza, alla dignità delle persone. Speriamo che lo sia anche per i Governi.
Carlo Smuraglia - Presidente nazionale ANPI
28 giugno 2016