Smuraglia: È necessaria una grande rivolta morale contro le stragi, contro gli assassinii, contro l'uso della libera vendita delle armi
Intervengo, purtroppo, ad una certa distanza dal giorno in cui la strage è avvenuta; ma il ritardo è dovuto a banali ragioni materiali. Sto andando molto in giro per i referendum e se una notizia mi raggiunge quando sono fuori sede o fuori casa e la Newsletter sta per uscire, non ho il tempo materiale per intervenire. Così è avvenuto in questo caso e me ne scuso, perché il fatto è di tale gravità che non può che determinare una condanna ferma, decisa e assoluta. Non conosciamo ancora le cause; ma che si tratti di un atto di terrorismo o del gesto isolato di uno squilibrato, o di una manifestazione di neo-nazismo, fa poca differenza, a fronte del sacrificio di tante vite umane, stroncate dal fuoco, pur sempre “nemico”. Quanto alle vittime, che esse fossero omossessuali o eterosessuali, non fa alcuna differenza. Erano persone e tanto basta perché avessero diritto di vivere. Certo, sarebbe assai allarmante se si accertasse che la loro connotazione sessuale è stata determinante per lo scatenarsi della follia omicida. Sappiamo che esistono ancora molti pregiudizi su questo tema, e che è necessario e urgente disperderli; ma se il pregiudizio si trasforma in morte la cosa ci colpisce e preoccupa ancora di più, almeno sul piano della pericolosità. Per noi, non esistono diversità o differenze fra soggetti umani, non solo perché ce lo dice l'articolo 3 della Costituzione, ma perché ne siamo convinti. Ci sono già tante (troppe) diseguaglianze economiche e sociali ed è certo che bisogna combatterle; ma aggiungere ad esse anche discriminazioni e distinzioni basate sugli orientamenti sessuali o di genere, sarebbe piena e pericolosa follia.
In ogni caso, l'assassinio a sangue freddo di una persona o di molte persone, è sempre un fatto che colpisce la nostra umanità nel suo complesso, perché il mondo, la vita sono accettabili solo se esiste in concreto il diritto di vivere, di esplicare la propria personalità, di lavorare, di pensare, di agire. Per questo, in nome della umanità e dei diritti della persona, una strage come questa deve essere condannata da tutti, con la massima forza e senza distinzione o differenziazioni, né per ciò che riguarda chi la compie, né per ciò che attiene alle vittime. In questo senso, possiamo davvero dire che a Orlando è morta una parte della complessiva umanità. Una sola vittima o cinquanta rappresentano sempre un attentato all'umanità e alle persone e ci inducono a gridare: basta con ogni forma di violenza. Ma fra tanto dolore e nel cordoglio che ci sentiamo di esprimere a chi è caduto, a chi è sopravvissuto, alle famiglie così duramente colpite, si impone anche un interrogativo: ma è mai possibile che continuino a circolare così tante armi e che ciascuno, almeno in alcuni Paesi, ne possa disporre liberamente? È possibile che contro i ripetuti interventi di Obama, continuino a prevalere le ragioni dei fabbricanti di armi, che vivono e speculano sulle paure, indifferenti al fatto che ciò possa procurare morte? È possibile che addirittura si possa compiere una strage usando un arma da guerra? Sono domande che bisogna porre in modo sempre più incalzante, non dimenticando mai che dietro una strage di questo tipo, che avvenga in Norvegia o in Florida, c'è sempre il vergognoso guadagno di qualcuno, c'è sempre un traffico di armi che troppi fingono di non vedere e tollerano, nonostante roboanti dichiarazioni.
Purtroppo, tutto questo è possibile per il cumulo di interessi economici che sostiene il traffico di armi, per la debolezza dei Governi e per il fatto che il mondo è troppo carico di odio e di violenza. Quella violenza che continua ad uccidere tante donne; quell'odio che è capace di perpetrare l'assassinio di Jo Cox, mentre si sta discutendo su tesi opposte (Brexit) e si dovrebbe farlo con civiltà e ragioni di merito e non con la soppressione di quello che si considera un “nemico”; quell'odio che si nutre anche di pregiudizi, sui quali il nazismo resta ancora un “maestro”, per troppi soggetti incuranti del valore della persona. È necessaria, davvero, una grande – collettiva – rivolta morale, contro le stragi, contro gli assassinii, contro l'uso della libera vendita delle armi, contro tutto ciò che sa di violenza e che la alimenta.
Noi vogliamo la pace nel mondo e gridiamo che non devono esserci più guerre; ma dobbiamo essere contrari, fermamente e decisamente, anche a quelle vicende che – a fronte dell'immensa tragedia di una guerra – possono apparire marginali; perché l'orrore è sempre quello, la violenza non cambia e la persona perde, anche in questo modo, i suoi diritti e prima di tutto quello, più naturale, alla vita.
(tratto da ANPInews n.207 - 21/28 giugno 2016)