Smuraglia: Se davvero vogliamo illustrare gli orrori del nazismo, diffondiamo il Diario di Anna Frank non il Mein Kampf
Abbiamo avuto l'ennesima pessima notizia: Mein Kampf, l'opera “fondamentale” di Hitler, messa in vendita con un quotidiano. Un'impresa di cultura? Davvero no, perché non c'è nulla da apprendere al riguardo: le teorie di Hitler le abbiamo conosciute, noi e tutta l'Europa, negli anni delle occupazioni, delle persecuzioni razziali ed etniche e negli orrori della seconda guerra mondiale. Sappiamo, soprattutto, che cosa sono costate a milioni di persone e ad intere nazioni, quelle teorie, così abbondantemente applicate dalle camicie brune e dall'esercito tedesco.
E non si dica che questo serve per la storia, che deve occuparsi di tutto. Certo, nelle biblioteche, una copia di queste opere, anche demoniache, ci deve stare, per gli studiosi e i ricercatori. Ma che questo serva per la cultura dei cittadini è davvero impensabile, al punto che le spiegazioni e le giustificazioni adottate sembrano nascondere intenti politici, tanto sono - di per sé - fragili e inconsistenti.
Non si tratta, peraltro, di una novità. In Germania, mesi fa, ci furono parecchie discussioni sul fatto che Mein Kampf venisse messo in vendita a prezzi popolari. Anche lì fu addotta la libertà di pensiero, furono richiamate le ragioni della cultura e della storia, ma gran parte della Germania reagì negativamente, considerando di aver già fatto i conti col proprio passato e di aver già messo in luce e riconosciuto quanto ci fosse di aberrante in quelle teorie.
Non abbiamo bisogno di Mein Kampf, ad intorbidare acque, già troppo torbide, per il lavoro costante dei negazionisti e dei nostalgici, largamente presenti anche nel nostro Paese. Non abbiamo bisogno di insegnare “teorie” di quel tipo alle nuove generazioni, ma semmai, di renderle ben edotte delle loro conseguenze, del loro significato di distruzione, persecuzione, morte.
Non credo che sul punto possa esserci dubbio. Noi non siamo per bruciare i libri, ma non siamo d'accordo per diffondere quelli che richiamano, appunto, orrori, morte, persecuzioni di interi popoli. Siamo già tutti “vaccinati” e sarebbe assurdo che esponessimo a rischi quelli che ancora non lo sono, non hanno conosciuto e non hanno capito. Siamo per irrobustire la memoria e diffondere la conoscenza soprattutto di ciò che è accaduto e di come e perché è accaduto, nel modo disastroso e infame che conosciamo.
Mein Kampf resti dunque negli archivi e nelle biblioteche, così come ci restino gli scritti di Mussolini e le teorie del fascismo. Ne abbiamo avuto abbastanza; diffonderle ancora significa solo produrre uno strazio indicibile in chi ricorda ancora i propri morti, le famiglie, i paesi distrutti.
Se poi vogliamo illustrare gli orrori del nazismo, c'è di meglio da diffondere, per esempio il “Diario di Anna Frank”, certamente assai più istruttivo, da solo, rispetto alla storia del Terzo Reich, che si vuol diffondere e di cui questo sarebbe solo il primo volume. Insomma, semmai cogliamo l'occasione per rinforzare il rifiuto ed il rigetto di tutto ciò che si richiami al fascismo ed al nazismo, sia attraverso manifestazioni ed iniziative pubbliche, sia - e soprattutto – attraverso la rete. È ora di finirla, con tutti questi rigurgiti: poiché non bastano le nostre proteste e il nostro impegno, intervenga lo Stato e faccia il suo dovere, come vuole la Carta costituzionale e come pretendiamo noi cittadini, democratici e antifascisti, che non vorremmo più vedere questi simboli, questi richiami ad un passato che non può, non deve tornare mai più.
Carlo Smuraglia
Presidente nazionale ANPI
14 giugno 2016