Viaggio sul treno della memoria con i giovani europei
Terra, acqua e vento, non c’era tempo per la paura… È saltato fuori un flauto, e le voci cominciano a risuonare nel vagone ristorante. Siamo da qualche parte in Polonia, le soste tecniche e quelle inesplicabili si alternano in questa giornata che ci sta portando a Cracovia. Abbiamo lasciato la stazione di Schaerbeek ieri, 450 metri di convoglio, 1000 ragazzi. Dopo le parole del Barone Halter, deportato, presidente della Fondazione Auschwitz, è una sensazione strana rivedere un treno in partenza da quel binario verso un Campo di sterminio. Era il luogo d’inizio del viaggio dei Belgi, ebrei, politici, zingari, ed è stato il 5 maggio 2012, il luogo d’incontro di 700 giovani di tutta Europa – altri 300 li abbiamo raccolti a Liegi, a Lussemburgo, a Francoforte – verso Auschwitz e Birkenau.
Abbiamo lasciato l’Italia in 28, molti di noi prima dell’alba, incontrandoci per la prima volta a Bruxelles, davanti alla cancellata in ferro battuto della stazione di partenza. Nelle lunghe ore di viaggio abbiamo avuto modo di conoscerci, discutere e scambiare opinioni in merito a svariati argomenti. Non capita spesso a noi giovani di trovare interlocutori informati ed appassionati tra i nostri coetanei.
Si è parlato di politica italiana ed estera, ma anche di attività dei nostri territori organizzate dall’Anpi e non solo. Tav e Val di Susa, elezioni presidenziali francesi, governo Monti o più semplicemente cinema, letteratura e musica. Questo ha reso il viaggio - 30 ore di treno attraverso 4 nazioni - pieno di momenti d’incontro e confronto.
Pensare che questo sia solo l’inizio, fa presumere che i risultati e le conclusioni di questa esperienza saranno ricchi dal punto di vista personale, e proficui dal punto di vista collettivo. Tra le proposte che cominciano a circolare quella di una rete nazionale di giovani. Potrebbe essere un buon inizio, magari riuscendo a rompere la barriera linguistica ed estendendo la rete anche ai ragazzi di altre nazionalità.
Rimesso il flauto nella borsa è apparso il computer, e le parole di questa corrispondenza appaiono sullo schermo mentre attorno a noi si gioisce per la probabile vittoria di Hollande, si commenta l’entrata della destra estrema nel parlamento greco, si scambiano commenti in 5, 6 lingue diverse, dal portoghese al fiammingo, l’ungherese, il francese, il tedesco. Cracovia si avvicina, non sappiamo a che ora arriveremo, ma non è l’orario che forse più ci preoccupa. I dubbi e le aspettative sulla visita di domani ad Auschwitz sono tante e differenti. Per oggi ci limitiamo ad essere vaghi perché privi di un riscontro reale con quei luoghi e sicuramente tornati dalla visita ci impegneremo ad esprimere le nostre emozioni.
Filippo Giuffrida