Vita e morte di un agente di Ps vittima della strategia della tensione
Venerdì 12 aprile si è svolta a Milano la cerimonia nella ricorrenza del quarantesimo anniversario dell'uccisione di Antonio Marino, Guardia di Pubblica Sicurezza, caduto nel corso di una manifestazione neofascista vietata dalla Questura di Milano. Alla toccante cerimonia sono intervenuti Marco Granelli, Assessore al Comune di Milano e il Questore di Milano Luigi Savina che, nel corso del suo intervento ha ringraziato l'ANPI per il costante ricordo di Antonio Marino. Proprio in questi giorni l'ANPI Provinciale di Milano ha realizzato un opuscolo che ricostruisce quei tragici avvenimenti, con la prefazione del Questore.
Qui di seguito l'intervento di Roberto Cenati, presidente ANPI provinciale di Milano.
Il 12 aprile 1973 in via Bellotti Antonio Marino, Guardia di Pubblica Sicurezza, appartenente alla seconda compagnia del III Celere, cadde colpito a morte da una delle tre bombe a mano del tipo SRCM scagliate contro le Forze dell’Ordine, nel corso di una manifestazione neofascista vietata dalla Questura di Milano. Antonio Marino è stato insignito il 9 maggio del 2009 di un’onorificenza importantissima da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: la Medaglia d’Oro al Valor Civile, per aver salvato un suo collega, nel momento in cui si era accorto che una bomba a mano era stata scagliata nella direzione in cui si trovava il suo reparto.
Gli anni della strategia della tensione e del terrorismo
Erano gli anni della strategia della tensione inaugurata con la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Soltanto un mese dopo l’uccisione di Marino, il 17 maggio 1973, la strage alla Questura di Milano in via Fatebenefratelli, provocherà quattro morti e oltre 40 feriti. Un anno esatto prima, il 17 maggio 1972 era stato ucciso il commissario Luigi Calabresi. Seguiranno poi gli attacchi del terrorismo politico che provocò numerosissime vittime tra magistrati (tra cui i giudici milanesi Emilio Alessandrini e Guido Galli), poliziotti carabinieri. Se si sfogliano i quotidiani di quel tempo, ci si accorge che la violenza eversiva colpiva quasi ogni giorno Milano che ha saputo però resistere al terribile periodo della strategia della tensione e del terrorismo, difendendo le istituzioni repubblicane nate dalla Resistenza. Il 14 maggio del 1977 è Antonio Custra, Vice-Brigadiere di Pubblica Sicurezza al quale il Comune di Milano ha dedicato un giardinetto, ad essere ucciso nella nostra città, in via De Amicis, da colpi di pistola esplosi da elementi di Autonomia Operaia, nel corso di una manifestazione promossa da questa organizzazione.
I giardini dedicati ad Antonio Marino
Il 22 Aprile 2010 il Comune di Milano ha inaugurato, in questa piazza il giardino dedicato ad Antonio Marino. Crediamo che questa collocazione sia stata straordinariamente felice. In piazza Fratelli Bandiera sorgono, infatti, la statua intitolata ad Agostino Bertani, grande figura di mazziniano e garibaldino e una lapide dedicata a due partigiani caduti per la libertà: L’Abbate Rino e Zorzi Battista, delle Brigate Matteotti, fucilati il 14 febbraio 1945. Agostino Bertani, partecipò alle Cinque Giornate di Milano del 1848 e alla spedizione dei Mille, i fratelli Bandiera furono anch’essi figure di spicco del nostro Risorgimento (tentarono vanamente di portare l’insurrezione in Calabria). Non lontano da questa piazza, in via Poerio 37, sorge una lapide intitolata ad Altiero Spinelli che nel 1941-42, al confino di Ventotene, teorizzò, per superare i nazionalismi all'origine della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, l’Unione politica dell’Europa. Piazza Fratelli Bandiera potrebbe diventare luogo simbolo non solo per la zona 3, ma per Milano, perché unisce i momenti fondanti della nostra democrazia costituiti dal richiamo al Risorgimento, alla Resistenza, alla lotta per la difesa delle istituzioni democratiche e alla costruzione dell'unità politica e democratica dell'Europa. Sussiste un legame molto stretto e profondo tra i protagonisti del nostro Risorgimento che contribuirono a realizzare il 17 marzo 1861 l’unità del nostro Paese e tra chi restituì la libertà all’Italia nel corso della Guerra di Liberazione. Giustamente il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo discorso del 24 aprile 2010 al Teatro alla Scala sottolineava che “Il 25 aprile è non solo Festa della Liberazione: è Festa della riunificazione d'Italia che dopo essere stata per venti mesi tagliata in due si riunifica, nella libertà e nell'indipendenza. Se ciò non fosse accaduto, la nostra nazione sarebbe scomparsa dalla scena della storia, su cui si era finalmente affacciata come moderno Stato unitario nel 1861, con il compimento del moto risorgimentale”. Ma altrettanto fondamentale è stata, nel terribile periodo della strategia della tensione e del terrorismo, la tenuta della nostra città e dell’intero Paese contro gli attacchi eversivi, tenuta che ha consentito di salvaguardare le istituzioni repubblicane. Tenuta democratica che continua anche in questi ultimi anni in cui riaffiorano e si sviluppano nel Paese e nella nostra città movimenti neofascisti e neonazisti che offendono Milano città Medaglia d'Oro della Resistenza. Risorgimento, Resistenza, lotta contro il terrorismo e la strategia della tensione, costruzione di un'Europa democratica, politicamente e socialmente unita: sono questi i momenti storici fondamentali sui quali si è costruita e consolidata la democrazia nel nostro Paese.
Un ragazzo del Sud
Antonio Marino era nato il 10 giugno 1950 a Puccianiello, in provincia di Caserta, un paese povero, dove i giovani emigravano sistematicamente al Nord e all’estero in cerca di lavoro. Suo padre aveva 62 anni, non riusciva a mantenere la famiglia: la moglie Agnese, malata di diabete e i sette figli, quattro maschi e tre femmine. Su suggerimento di un fratello, fece domanda di arruolamento nel corpo della Pubblica Sicurezza. Si sentiva un privilegiato perché non era stato costretto ad emigrare e, soprattutto, era finalmente felice perché aveva trovato un ruolo nella propria vita: quello di poter servire lo Stato. Antonio Marino da quel giorno fu un altro ragazzo perché finalmente aveva trovato la propria sistemazione. Antonio fu dapprima mandato alla scuola di polizia di Nettuno, poi venne trasferito ad Alessandria. Era contento: la città piemontese piaceva ad Antonio: non era troppo grande, ci si trovava a suo agio. Tre mesi dopo Antonio veniva trasferito a Milano. Per il ragazzo di Puccianiello fu un duro colpo. Milano era troppo grande e troppo costosa. Antonio mandava a casa tutti i mesi un vaglia di 50 mila lire. Era uno sforzo notevole per lui che guadagnava 90 mila lire al mese. Ma lo faceva per comperare il corredo alla sorella Bruna, 22 anni, che si sarebbe dovuta sposare. Solo il mese precedente la sua tragica fine aveva saltato la spedizione del denaro: aveva chiesto a sua madre il permesso di acquistare a Milano un vestito, giacca e pantaloni. Sua madre gli aveva raccomandato di tirare sul prezzo: di risparmiare qualche migliaio di lire. Telefonava alla mamma solo la domenica perché gli scatti costavano di meno. L’ultima volta che Marino aveva rivisto la famiglia era nel mese di febbraio, quando si era recato a Puccianiello.
Milano, città Medaglia d'oro della Resistenza deve ringraziare i giovani che come Antonio Marino hanno sacrificato la loro giovane vita per la difesa delle istituzioni e tutti quei giovani e meno giovani appartenenti alle forze dell’ordine che continuano a difendere le istituzioni repubblicane, a tutelare i cittadini, a garantire il corretto svolgimento della vita civile, nel loro impegno quotidiano contro il terrorismo e la criminalità. Un grazie di cuore a tutti voi per il vostro impegno e la vostra passione.