La quarta Italia
di Joseph Roth, Ed. Castelvecchi, 2013, pp.68, euro 8,00
Nell’autunno del 1928, Roth è in Italia, inviato dal quotidiano “Frankfurter Zeitung” per raccontare ai lettori tedeschi il Paese di Mussolini. I suoi reportage, raccolti in seguito con il titolo “La quarta Italia”, sono un capolavoro di giornalismo letterario, in equilibrio tra ironia e profonda inquietudine.
Roth racconta la mancanza di senso del ridicolo nei rituali del nazionalismo, il pervasivo culto della personalità del Duce, il clima di delazione e lo stato di polizia, la censura, le sotterranee forme di opposizione. Il suo sguardo si sofferma sui particolari (l’abbigliamento di una camicia nera o l’ambigua gentilezza del portiere dell’albergo che lo spia) e adotta un tono leggero che, però, è una lucida e impietosa testimonianza sull’Italia del Ventennio.
Joseph Roth (Brody, Ucraina, 1894 - Parigi, 1939). Scrittore e giornalista, è stato il testimone e il cantore della dissoluzione dell’Impero austro-ungarico. Nato in Galizia, alla periferia dell’Impero, cresce in un ambiente ebraico ortodosso, studia letteratura tedesca a Vienna e si arruola come volontario nella Grande Guerra. Narratore di successo, nel 1920 si trasferisce a Berlino, compiendo frequenti reportage all’estero per il “Frankfurter Zeitung”.
In seguito all’ascesa al potere di Hitler è costretto a lasciare la Germania, continuando a pubblicare i suoi libri in Francia e nei Paesi Bassi. Muore di polmonite nell’ospizio dei poveri di Parigi nel 1939. Tra i suoi romanzi “Fuga senza fine” (1927), “Il peso falso” (1937), “La Cripta dei Cappuccini” (1938), “La leggenda del santo bevitore” (1939). È in preparazione una raccolta degli articoli scritti in esilio dal 1933 al 1939.