Operazione Jedburgh
Colin Beavan, Mondadori, 2008, pp.432, euro 22,00
Nel 1943, a meno di un anno dal previsto sbarco in Normandia, i capi delle attività di spionaggio alleate, che conducevano la “guerra ombra”, individuarono nei loro piani una falla: la Gestapo stava arrestando, uno dopo l’altro, gli agenti inseriti nelle reti segrete della Resistenza francese, il cui ruolo sarebbe stato decisivo nel garantire il successo dell’attacco. L’intera strategia era in pericolo. Nacque così l’idea dell’operazione Jedburgh, una rischiosa azione top secret.
Nei mesi che seguirono il D-Day (6 giugno 1944), trecento giovani volontari americani, britannici e francesi furono paracadutati in Francia, dietro le linee nemiche. In collaborazione con gli uomini della Resistenza, lanciarono una efficace campagna di guerriglia contro la macchina bellica del Terzo Reich. Braccati dai nazisti, sopravvivendo con mezzi di fortuna nelle campagne devastate, contribuirono ad armare e ad addestrare i combattenti che liberarono Parigi; rallentarono la marcia dei trasporti tedeschi in tutto il paese e fornirono un supporto essenziale all’invasione alleata.
Per ricostruire la vicenda, Colin Beavan – il cui nonno diresse con altri l’operazione, per conto dell’Office of Strategic Services (OSS), il primo servizio segreto centralizzato americano, precursore della CIA – si è basato sulla testimonianza dei sopravvissuti che, quando i documenti sulla loro attività sono stati resi pubblici, hanno rotto un silenzio durato più di sessant’anni.