Roma 1849. Gli stranieri nei giorni della Repubblica
di Brunella Diddi e Stella Sofri, Sellerio, 2011, pp.219, euro 16,00
“Che vi sia stato un tempo in cui Mazzini governò Roma e Garibaldi ne difese le mura, suona come il sogno di un poeta”, scrisse George Macaulay Trevelyan a proposito della Repubblica romana del 1849, raccontandone l’assedio come “il più commovente di tutti gli episodi della storia moderna”. Perché all’appello di quella repubblica risposero non solo i patrioti “italiani” ma anche il vasto, eroico e, per molti aspetti, pittoresco esercito “internazionale” di combattenti, volontari per la libertà che aveva scosso l’Europa nel Quarantotto.
Una generazione, come è evidenziato in questo saggio, romantica, cosmopolita, che aveva esteso all’intera Europa la propria idea di patria. Sulle barricate di quei giorni, a difendere Roma, c’erano giovani belgi, ungheresi, olandesi, bulgari, americani, inglesi, svizzeri, un finlandese e molti francesi. Si trattò di una minoranza, rispetto agli “italiani”, ma c’erano a battersi contro l’esercito francese venuto in soccorso dello stato pontificio.
Combatterono, scrissero versi, dipinsero e, in tanti, sacrificarono la loro vita. C’era anche la legione polacca, cittadini di una nazione cancellata, “pellegrini”, che struggendosi di nostalgia accorrevano ovunque si combattesse per la patria e la libertà.
Ci furono molte donne che parteciparono agli scontri, dando manforte ai soldati; signore e popolane che si prodigarono per organizzare e prestare soccorso ai feriti, curati negli ospedali e confortati negli ultimi momenti di vita.
Tutte le pagine di questo libro ripercorrono i luoghi, i gesti e le parole, dimenticate (a volte inedite) di quella epopea che per gli studiosi del Risorgimento ha ancora tanto da dire all’Italia e all’Europa d’oggi.