Andrea Gaggero
Consacrato sacerdote nel 1940, don Gaggero (che faceva parte della congregazione dei Filippini), fu - come lui stesso ebbe a ricordare - l'unico prete, in Italia, che ha fatto parte di un comando militare, ha partecipato a tutte le riunioni costitutive, alla raccolta delle armi e al dislocamento delle prime forze partigiane sull'Appennino ligure. Già dal 1936 Andrea Gaggero si era messo alla testa di gruppi clandestini di cattolici antifascisti e, dopo l'armistizio, la sua chiesa di San Filippo Neri, in via Lomellini a Genova, divenne base di appoggio dell'attività partigiana. Arrestato il 6 giugno del 1944, il sacerdote fu torturato per quasi quaranta giorni, senza che i fascisti riuscissero a far uscire dalla sua bocca una parola che potesse danneggiare la Resistenza. Processato e condannato a 18 anni di reclusione, il sacerdote fu prima tradotto al campo di Bolzano (matricola 4035), dove fu attivo nel comitato clandestino di resistenza, e di qui, il 14 dicembre 1944, avviato al lager di Mauthausen, dove gli fu assegnato il numero 113979. Sopravvissuto alla fame, al freddo e alle violenze (soltanto venti, dei circa quattrocento deportati con lui da Bolzano, si salvarono), don Gaggero fu liberato il 5 maggio 1945. Rientrato a Genova e riuscito a riprendersi, il prete torna al sua impegno sacerdotale; ma non rinuncia a presiedere l'Associazione ligure degli ex deportati. Non solo: nel 1950, in piena "guerra fredda", accetta l'invito di recarsi a Varsavia, al II Congresso mondiale dei "Partigiani della pace", dove tiene un discorso ed è eletto nel Consiglio. Al rientro in Italia è convocato dal Santo Uffizio che, nel maggio del 1953, lo riduce allo stato laicale "per grave disubbidienza". Andrea Gaggero non rinuncia a battersi per la pace e nel 1961 entra a far parte della presidenza del Comitato italiano e, con Aldo Capitini, promuove una iniziativa che avrà risonanza mondiale: la Marcia della pace Perugia-Assisi. Sulla sua vita, Andrea Gaggero, prima di morire di tumore, era riuscito a registrare un diario. Non era però riuscito a completarlo. Termina, infatti, con la sua partenza dal campo di Bolzano per Mauthausen. Si intitola Vestio da omo.