Antonio Cassitta
Frequentava il Liceo a Sassari quando, nel 1914, aveva aderito al Partito socialista. Chiamato alle armi nel 1917 fu arrestato per il suo antimilitarismo e condannato da una Corte marziale a dieci anni di carcere.
Amnistiato due anni dopo, Cassitta aderì al PCd’I e, trasferitosi a Roma, divenne segretario dei giovani comunisti della Capitale. Collaboratore del settimanale “Avanguardia”, rappresentò i giovani ai Congressi dell’Internazionale; al suo ritorno in Italia fu arrestato e, dopo alcuni mesi di carcere, rinviato con “foglio di via” a Calangianus.
Nonostante si fosse laureato in Legge a Sassari, i fascisti gli impedirono sempre di iscriversi all’Albo degli avvocati e quindi di esercitare la professione.
Allorché, nel 1944, poté riprendere l’attività politica, Cassitta tentò vanamente di fondare un Partito comunista sardo e, dopo l’insuccesso, rientrato nel PCI, divenne il segretario della Federazione comunista sassarese.
Con la morte, nel 1952, del senatore comunista Giuseppe Cavallera gli subentrò al Senato. Svolse poi soltanto incarichi di direzione politica locale.