Arnoldo Funarolo
Nato in una famiglia benestante, il padre Luciano era medico a Tunisi, aveva studiato Legge a Milano. Dopo la laurea ritornò a Tunisi, dove iniziò a praticare la professione di avvocato. Durante la guerra, fu rinchiuso in un campo di concentramento francese in Tunisia. Evaso, l'avvocato si rifugia a Milano e poi, dopo la promulgazione delle leggi razziali, ad Arezzo. Nel marzo del 1944, Funarolo, che era iscritto al Partito d'Azione e che aveva contatti con il C.L.N.A.I di Milano, entrò in rapporto con gli antifascisti di Arezzo e contribuì alla trasformazione del Comitato Provinciale di Concentrazione Antifascista in Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale. Nominato commissario politico delle forze partigiane della provincia, agì con prontezza e abilità, dando una struttura al movimento nella zona aretina, creando forme di tesseramento dei viveri e disciplinando le requisizioni. Entrato a far parte della Compagnia comando del 2° battaglione partigiano locale, con l'incarico di commissario di Divisione, fu tra coloro che tentarono di liberare dal carcere di Arezzo, con un'azione di forza che purtroppo non riuscì, dirigenti locali della Resistenza. Alla vigilia della Liberazione ebbe la carica di segretario del C.P.L.N., e prese parte attiva alle iniziative volte a far sì che Arezzo fosse liberata dalle forze partigiane ancor prima dell'arrivo degli Alleati. In questo quadro l'avvocato contribuì alla rinascita della stampa democratica in Arezzo, fondando, nel settembre '44, il bisettimanale L'Informatore Aretino che diresse fino alla data del suo ritorno a Milano, nel 13 settembre del 1945. Nel dopoguerra, pur professando idee socialiste, abbandonò la militanza politica e si dedicò all'attività economica prima come dirigente di azienda e poi come imprenditore; fu presidente, fra l'altro, di "Sidol" e di "Adica Pongo".