Bruno Pincherle
Si era laureato in Medicina a Firenze nel Primo dopoguerra. Giovane azionista, nel 1925 era stato a Trieste tra i diffusori del Non mollare; nel 1939 gli era stato impedito l'esercizio della professione per le sue origini ebraiche. Nel 1940 era finito in campo di concentramento (sia per motivi razziali che per il suo antifascismo), a Campagna (SA) e a Sforzacosta (MC). Liberato, è arrestato, dopo il 25 luglio 1943, per aver promosso a Trieste manifestazioni contro il fascismo. Dopo l'armistizio il medico triestino partecipa a Roma (dove lavora alla redazione clandestina di Italia libera), alla Resistenza e dopo la Liberazione si batte a Trieste, dove nel 1956 è consigliere comunale, per la civile convivenza tra italiani e slavi. Nel 1953 Pincherle partecipò con Parri e Calamandrei alla fondazione di Unità Popolare e si batté contro la "legge truffa". Nel 1969 uscì dal PSI, del quale aveva costituito a Trieste una Federazione autonoma. Cultore di studi stendhaliani, Bruno Pincherle ha avuto dai suoi concittadini l'intitolazione di una strada. A Trieste è molto attiva una Associazione-Laboratorio che porta il suo nome. I documenti di un Fondo Pincherle sono conservati dall'IRSML del Friuli Venezia-Giulia. Una sua biografia è stata pubblicata da Miriam Coen nel 1995 e rieditata nel 2006. Del 2002 è il libro di Federica Scrimin: Un dottore tutto matto, sulla testa un gatto: storia e storie di un pediatra; corredato da illustrazioni dello stesso Pincherle, ha avuto un grande successo tra grandi e piccini.