Carla Voltolina
Figlia di un ufficiale dell'Esercito era, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, una promettente sportiva, tanto che aveva vinto alcuni trofei di nuoto gareggiando con la squadra allievi della Juventus. Dopo l'annuncio dell'armistizio, la ragazza era diventata un'attiva partigiana nelle formazioni "Matteotti", prima nella sua città natale e poi nelle Marche. Qui Carla Voltolina era stata arrestata dalle SS durante un rastrellamento. Riuscita ad evadere con la collaborazione di un medico, aveva raggiunto Roma, dove aveva collaborato con Eugenio Colorni nella redazione della stampa clandestina. Con la liberazione della Capitale, Carla raggiunge il Nord ancora occupato e a Torino incontra Sandro Pertini, che sposerà due anni dopo. Da Torino, nuovo spostamento a Milano, dove sarà attiva sino alla Liberazione. Per il suo impegno nella Resistenza Carla Voltolina è iscritta al Distretto militare di Roma come combattente, decorata con la Croce di guerra. Con la pace e la democrazia riconquistata, l'impegno della Voltolina prosegue in campo giornalistico (ha scritto per Il Lavorodi Genova e per Noi Donnein veste di giornalista parlamentare), con inchieste sulle carceri italiane, sugli anziani e sulla prostituzione. Nel 1955 pubblica, con Lina Merlin, Lettere dalle case chiuse. Nel frattempo si è laureata, a Firenze, in Scienze Politiche e a Torino, alla Facoltà di Magistero, in psicologia. Come psicologa, Carla Voltolina ha svolto attività presso il Servizio farmacodipendenza ed alcolismo del Policlinico Gemelli di Roma, presso l'Ente ospedaliero Monterverde di Roma e presso il Servizio diagnosi e cura psichiatrica di Santa Maria Nuova a Firenze. Psicoterapeuta volontaria a Firenze Sud-Est, per questo suo impegno, nel 1999, a Prato le hanno consegnato le chiavi della Città. Nel 2000 la Repubblica di San Marino ha insignito la Voltolina del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine equestre di Sant'Agata. L'ultima apparizione pubblica di Carla Voltolina è stata, poco prima della morte, a Torino, dove ha consegnato al Museo dell'auto della città, la Fiat "500" appartenuta al marito per il quale - pur essendo stata sempre discretamente appartata da Pertini, Presidente della Repubblica, durante il Settennato - si è fatta promotrice della Fondazione Sandro Pertini.