Celso Ghini
Attivo antifascista, era tra i dirigenti della Federazione giovanile comunista di Bologna. Dopo le leggi eccezionali fasciste del 1926, il giovane Ghini dovette espatriare. A Mosca frequentò l'Università leninista e, nel 1930, entrò a far parte dell'apparato centrale del PCI e del Comitato centrale della FGCI. Rientrato più volte clandestinamente in Italia per organizzarvi la lotta contro il fascismo, nel 1931 fu designato a dirigere il Centro interno della FGCI. Arrestato a Milano il 10 aprile di quello stesso anno, mentre era di ritorno da una riunione clandestina a Torino, Ghini fu processato dal Tribunale speciale e condannato a 17 anni di reclusione. Detenuto a Civitavecchia e a Pianosa e poi confinato a Ventotene, il dirigente comunista riottenne la libertà soltanto con la caduta del fascismo. Dopo l'8 settembre 1943, Celso Ghini ha preso parte alla Guerra di liberazione nelle file della Resistenza. Organizzatore di formazioni partigiane col nome di battaglia di "Naso", è stato ispettore delle Brigate Garibaldi nel Lazio, in Umbria e nelle Marche. In quest'ultima regione è stato anche membro del Triumvirato insurrezionale. Dopo la Liberazione è stato tra i dirigenti della Sezione di organizzazione del suo partito e poi segretario della Federazione comunista di Bologna. Dirigente nazionale dell'ANPPIA, Ghini è ricordato soprattutto come responsabile della Sezione elettorale centrale del PCI. Autore di numerosi saggi sul movimento operaio italiano, di Ghini è ancor oggi apprezzato soprattutto il volume Le elezioni in Italia (1948-1968). Non a caso la SISE (Società Italiana di Studi Elettorali) bandisce, fra giovani studiosi italiani e stranieri, un Premio biennale intitolato a Celso Ghini, che nel 2009 arriverà alla XII edizione.