Cesare Curcio
Aveva aderito al Partito comunista nel suo paese della Sila e nel 1926, con l’approvazione delle “Leggi eccezionali” fasciste, fu arrestato, processato dal Tribunale speciale e confinato a Ponza, dove dovette subire un’altra condanna ad un anno di carcere per aver partecipato ad una protesta dei “politici” ed essersi rifiutato di fare il “saluto romano”. Scontata la pena, Curcio, che era riuscito a trovare lavoro come trasportatore, riprese l’attività politica clandestina. Proprio da lui si rifugiò nel 1942 Pietro Ingrao, quando era ricercato dall’OVRA. Giunta la Liberazione, Cesare Curcio organizzò nella sua terra uno sciopero degli operai contro gli Americani, che non rispettavano i diritti economici e civili dei lavoratori. Dirigente della Federterra, e dell’Associazione dei contadini, presidente della Lega delle cooperative in provincia di Cosenza, Curcio è stato anche sindaco di Pedace. Quando, nel 1953, fu eletto deputato in rappresentanza del PCI alla Camera, la sua nomina suscitò in Sila un grande entusiasmo, essendo il primo contadino calabrese che entrava a Montecitorio, in oltre un secolo di vita parlamentare. Cesare Curcio fu stroncato da un tumore quando tanto avrebbe potuto ancora dare per la rinascita della Calabria.