Domenico Boriero
Domenico Boriero, già da ragazzo “Pulu” per tutti gli amici, è figlio di una conosciutissima famiglia racconigese (il padre è il necroforo comunale). Di carattere allegro e gioviale, è noto per la sua bella voce, tant'è che, nell'orchestrina messa su con un gruppo di amici, lui è il cantante solista.
Con il bando Graziani del novembre '43 la sua classe di leva (Domenico era nato il 28 gennaio 1924) è chiamata alle armi nella R.S.I. È necessario operare una scelta al più presto perché il bando scade nel febbraio '44.
Insieme all'amico Beppe Marinetti, Pulu si mette in contatto con Domenico Mina (“Carbunin”- “Remo”), componente del C.N.L. racconigese e noto antifascista. “Carbunin” consiglia loro di aspettare sia perché cessino i rigori dell'inverno sia perché all'epoca le brigate partigiane si stavano appena posizionando. Il bando Graziani però incombe e ai primi di febbraio Boiero e Marinetti, seguendo pari pari le istruzioni di “Carbunin”, partono in treno per Dronero. In tasca hanno il biglietto fornito dal Comune per il distretto militare di Cuneo, ma a Busca scendono e cambiano.
Giunti nel capoluogo della Valle Maira, si presentano con le parole d'ordine nel luogo loro indicato: la trattoria Belvedere. Da qui una staffetta li accompagna alla base partigiana dei Belliardi, frazione di Roccabruna, dove li accoglie il comandante di quella che nell'estate diventerà la 104^ Brigata Garibaldi, Stefano Revelli – “Steve”.
Domenico Boriero si integra subito nella banda grazie anche al suo carattere e si mette in luce per il suo coraggio e la sua intraprendenza. Non ha nemmeno bisogno di un altro nome di battaglia, “Pulu” va benissimo anche da partigiano.
Come la maggior parte dei componenti della banda, “Pulu” riesce a sopravvivere ai feroci rastrellamenti di fine marzo e vede con piacere l'arrivo di nuovi volontari tra l'aprile e il maggio del '44.
Questi nuovi arrivi impongono la ricerca di altre armi, indispensabili dunque per la banda.
Il 23 maggio arriva al comando la notizia che nella vicina Val Varaita sono state paracadutate delle armi e forse è rimasto qualcosa da recuperare nella zona di Frassino.
“Pulu”, con altri due partigiani, è incaricato dal comandante “Steve” di andare a verificare. Attraversare il crinale che divide le due valli per dei giovani di 20 anni non è poi così difficile né così lungo. Giunti sopra Frassino notano dei movimenti in paese: da lontano paiono partigiani. “Pulu”, per non esporre ad alcun rischio i compagni di lotta ordina loro di non seguirlo e solo, armato unicamente di rivoltella, va a vedere cosa succede: fa appena in tempo a capire che sono repubblichini quando è falciato da una raffica. Soccorso dal parroco, morirà nella notte tra il 24 e il 25 maggio.
I compagni che assistono dall'alto alla scena non possono intervenire: sotto shock tornano alla base. Il sacerdote che lo ha soccorso provvede anche alla sepoltura e a informare la famiglia tramite la Parrocchia di Santa Maria. La 104^ Brigata Garibaldi gli intitolerà uno dei suoi più importanti battaglioni.
Nel dopoguerra verrà decorato con Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla memoria.
Una stele lo ricorda, assieme ad un altro partigiano, davanti alla Parrocchiale di Frassino.