Don Enrico Pocognoni
Quando i suoi tornarono in Italia dal Lussemburgo (dove erano emigrati ed Enrico era nato), il ragazzo entrò in Seminario, prima a Fabriano e poi a Fano. Ordinato sacerdote nell'aprile del 1935, don Enrico divenne viceparroco di Santa Maria Cattedrale e insegnò religione nelle scuole tecniche di Matelica, che oggi sono intitolate proprio a lui.
Nominato canonico, don Pocognoni fu trasferito come parroco a Braccano (una frazione di Matelica), dove fondò un circolo giovanile dell'Azione cattolica. Subito dopo l'armistizio divenne collaboratore e consigliere delle prime formazioni resistenziali che si andavano costituendo nella Marche.
Fu proprio don Enrico che, il mattino del 24 marzo 1944, col suono delle campane, mise sull'avviso i partigiani dell'avvio di un rastrellamento nazifascista. Per questo i tedeschi lo arrestarono e, dopo aver catturato tutti gli adulti che ancora erano riusciti a trovare nelle case di Braccano, li radunarono col loro parroco presso l'edificio della scuola elementare. Qui, con don Pocognoni, furono trucidati altri cinque abitanti della frazione.
Sul finire del suo mandato, il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat ha attribuito al sacerdote di Matelica la Medaglia al valor civile. La motivazione della ricompensa alla memoria di don Pocognoni dice: “Parroco di una località in territorio invaso da truppe di occupazione, si prodigava infaticabilmente in una generosa ed intrepida opera di apostolato intesa ad alleviare le sofferenze della popolazione locale. Fervido animatore della Resistenza veniva arrestato nel corso di una rappresaglia e sopportava con dignità e fermezza maltrattamenti e sevizie pagando con la vita la sua dedizione ai più nobili ideali”.