Edmondo Riva
Lavorava come capomacchina in un'impresa del suo paese, la Laterizi Tiburtina, quando, dopo l'armistizio, per opporsi ai nazifascisti, decise di organizzare a Monterotondo una piccola formazione partigiana. Con i suoi uomini Riva condusse numerose azioni contro gli occupanti, finché non cadde nelle loro mani e fu fucilato. La motivazione della massima ricompensa al valor militare sintetizza così l'impegno dell'operaio di Monterotondo per la libertà: " Sebbene in difficile situazione ambientale, subito dopo l'armistizio radunava attorno a sé un gruppo di arditi volontari a capo dei quali dava continue prove di temerarietà, coraggio e sprezzo della vita, portando a compimento numerose azioni armate contro truppe tedesche attestate a presidio della zona ed infliggendo alle stesse notevoli perdite in uomini e materiali. Durante operazioni di ricupero di armi aviolanciate veniva catturato dai tedeschi. Condotto in carcere e a lungo interrogato, con minaccia di gravi rappresaglie, affinché rivelasse l'identità dei compagni di lotta, si rifiutava di fornire la benché minima informazione. Sottoposto, per ben tre giorni, a innumerevoli sevizie continuava a mantenere il più assoluto silenzio e, conscio della propria sorte, rivolgeva alla straziata moglie presente, parole di incoraggiamento dicendole: " È venuta la mia ora, stai tranquilla, io muoio per un'Italia libera e indipendente ". Visto vano ogni tentativo di piegare il suo spirito indomito ed esasperati da tanta eroica resistenza, i nemici infierivano ancora su di lui con inaudita ferocia mozzandogli ambo le mani e dandogli, infine, la morte che affrontava con eroico contegno mediante fucilazione. Mirabile esempio di sublime amore per la Patria".