Emilio Zannerini
Giovane muratore, aveva aderito, all'inizio del secolo scorso, al Partito socialista. Mobilitato durante la Prima guerra mondiale, Zannerini era finito davanti a Tribunale militare dell'VIII Armata, che lo aveva condannato per propaganda antimilitarista. Nel primo dopoguerra svolse attività sindacale nel Grossetano e fece parte della frazione massimalista del PSI. Nel 1920 fu cooptato nella Direzione del suo partito di cui, sino al 1922, divenne vice segretario. Spostandosi su posizioni sempre più moderate, nell'agosto del 1921 fu tra i firmatari del cosiddetto "patto di pacificazione" con i fascisti e l'anno successivo fu tra coloro che respinsero le proposte dei comunisti di sostenere, con un comitato interpartitico, la "Alleanza del lavoro" promossa dai sindacati.
Nel 1922, lasciato il PSI, passò al PSU divenendone, sino al 1924, vice segretario. L'anno successivo divenne segretario del Partito dei lavoratori italiani, che diresse per poco tempo. Lasciò infatti l'Italia per la Francia, pochi giorni prima del varo, nel novembre 1926, delle Leggi eccezionali fasciste. Fu così che Zannerini fu condannato (latitante) a cinque anni di confino e l'anno successivo (in contumacia) a 2 anni e 6 mesi di reclusione. Durante gli anni del regime fascista visse a Nizza, dove si era messo a fare l'imprenditore edile (lavorò con Zannerini anche Alessandro Pertini), e dove svolse attività politica nelle file dell'emigrazione socialista.
Rientrato in Italia dopo la caduta del fascismo, Zannerini prese parte alla Resistenza in Maremma e a Siena dove, nel 1944, divenne segretario di quel CLN. Dopo la Liberazione, il dirigente socialista fu senatore di diritto, segretario della Federazione socialista di Grosseto, presidente del Consorzio Maremma per le cooperative di lavoro. Nel 1953 fu eletto deputato, ma nella successiva Legislatura non volle ricandidarsi, preferendo trascorrere gli ultimi anni nella sua Maremma.